1 luglio 2013
Il 1° luglio la Croazia è entrata a far parte dell’Unione Europea, i cui confini hanno così raggiunto la Serbia, la Bosnia-Erzegovina e il Montenegro.
Il lavoro non mancherà all’Europa, e non solo lungo i suoi nuovi confini.
Amministrate politicamente dalla Croazia, sono entrate a far parte dell’Unione Europea quella parte dell’Istria ancora mancante, Fiume e la Dalmazia.
Tra le oltre mille isole che fronteggiano le coste orientali dell’Adriatico, sono arrivate anche le Brioni, Cherso, Lussino, Veglia, Arbe, Pago, Lunga, Incoronata, Brazza, Lesina, Lissa; ed è arrivato l’arcipelago di Pelagosa, che emerge non lontano dalla Puglia.
Sono diventati nostri concittadini europei i loro abitanti e, tra gli altri, quelli di Umago, Cittanova, Parenzo, Rovigno, Pola, Fiume, Zara, Sebenico, Traù, Spalato.
Attendiamo per questi centri una legislazione che promuova una maggiore diffusione del bilinguismo croato-italiano. Lungo le coste di un mare che lambisce una nazione di sessanta milioni di italofoni, che potranno muoversi senza bisogno di passaporto o di D’Annunzio, risulterà proficuo padroneggiare l’italiano; la costa orientale dell’Adriatico bilingue garantirà inoltre a tutti che non vengano imposte lingue lontane, estranee, prevaricatrici.
Si potrà esaminare la Storia con più libertà, oltre che alla Risiera di San Sabba e alla Foiba di Basovizza, anche all’Isola Calva (Goli Otok), l’isola a sud est del Golfo del Quarnaro, dove trovarono torture e morte anche tanti italiani.
Il lavoro non mancherà all’Italia, ma per il momento ci piace immaginare un estivo colorato sorridente Adriatico che porta ondate di nipotini a riprendere i giochi di quei nonni che furono costretti a interromperli, lasciando paletta e secchiello laggiù.
No, l’Istria ancora mancante, Fiume e la Dalmazia sino al fiume Narenta non vengono unite all’Italia, che resta incompiuta.
Ma le stelle della bandiera europea brillano ora più dolcemente, di una luce tenue di case lontane nel tempo, mai dimenticate, sempre vagheggiate, sempre amate.
Anche da chi non le ha mai abitate.
Claudio Susmel