L’azienda Fincantieri – Saint Nazaire nasce in Francia ma può trasferirsi in Europa
Sine lingua id est sine Patria
Il fiducioso Presidente del Consiglio italiano Gentiloni si dichiara soddisfatto dell’accordo Fincantieri – Saint Nazaire annunciato ieri 27 settembre 2017, che assegna alla prima il 50 % nel nuovo azionariato più un 1% “in prestito” dalla Francia del gallico Macron, che fino ad ora di europeo ha flautato verbosissimi castelli in aria salvo non avere ancora costruito nulla di concreto.
La Francia potrà per 12 anni ritirare il suo “prestito” consentendo contestualmente a Fincantieri di cedere l’intero pacchetto azionario al socio transalpino Saint Nazaire.
L’accordo è puntellato da tutta una serie di paletti, scadenze temporali e clausole dalla formulazione che sembra prestarsi a interpretazioni non chiare: per la Francia la proprietà non è un furto, ma la maggioranza azionaria di un’azienda francese in mani italiane non sembra essere una certezza.
In Francia si svolgeranno i prossimi duelli economici, industriali, organizzativi, politici tra francesi e italiani, e quelli giuridici di competenza europea in una città, abbondantemente francofona, non lontana dalla Francia: Bruxelles.
Qualsiasi azienda con basi logisticamente super nazionali che voglia avere fondamenta solide non può rinunciare a una Patria comune federata o per lo meno confederata, e a una lingua comune.
Esiste già un nucleo di Patria europea, che si chiama Svizzera, e i cui cittadini parlano quotidianamente francese, italiano e tedesco: quel trilinguismo che insieme alla comune moneta dell’euro può dare le fondamenta di una Patria concretamente super nazionale a Francia, Germania e Italia (elencate in rigoroso ordine alfabetico).
In attesa che gli incontri politici ad alto livello tra queste nazioni si svolgano in città svizzere, che le autorità svizzere concedano l’extra territorialità a un terreno su cui costruire una capitale per l’Europa, e che il trilinguismo franco italo tedesco diventi obbligatorio nelle tre nazioni, l’amministratore delegato di Fincantieri Bono, calabrese che il trilinguismo lo conosce bene essendo nato in una Regione che parla italiano, greco e albanese – potrebbe cominciare col varare immediatamente in Fincantieri e a Saint Nazaire dei corsi di francese, italiano e tedesco, per suggerire sommessamente a tutti i dipendenti che se desiderano fare carriera, la strada è quella plurilingue che conduce all’iniziale “Piccola Europa” franco italo tedesca e non quella del ruffianesimo nazionale alle falde di Macron o di Gentiloni.
Pro Bono Europae.
“Trilinguismo obbligatorio in Francia Germania Italia ” Claudio Susmel
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DI CHI DESIDERA ESSERE INSERITO NELL’INDIRIZZARIO DI OBLO’
Ci sono dei comportamenti, che lasciano veramente perplessi.
Ogni volta si sente proclamare la soddisfazione per la riuscita dell’opera , ma non si riesce a capacitarsi come – ad esempio in questo caso, si possa dire che la soluzione è vantaggiosa per l’Italia. Sarebbe un disastro non chiudere il porto di Marsiglia alle navi degli immigrati,ha detto il sindaco di quella città . Per i nostri porti
lo stesso fatto deve invece essere valutato normale”?
Non credo sia giusto che la U.E. funzioni così.