Storia e geografia, tenacia e rinuncia, schiettezza e ipocrisia a confronto tra Germania, Giappone, Italia, e Regno Unito.

La storia inglese contro la geografia europea,
tenacia giapponese e rinunciatari italiani,
la politica nazionalista della Germania nel Mediteraneo.
Cui prodest?


24 gennaio 2019

La storia inglese contro la geografia europea.
Il Parlamento del Regno Unito boccia l’accordo col resto d’Europa.
Il Parlamento del Regno Unito boccia la sfiducia al Governo May.
Così continuerà la rissa sterile di minutaglie partitiche nemiche della propria patria nazionale britannica e di quella federale europea.
L’unica spiegazione all’ottusa perseveranza della vispa Theresa May nel volere il distacco dell’insulare Regno Unito dalla penisola  europea, si può avere da un’analisi della Difesa britannica che abbia pronosticato una guerra tra la Comunità Europea e gli Stati Uniti,  auspicando l’alleanza delle isole europee britanniche col resto del mondo anglofono.
Per altro una parte dell’elettorato britannico prova nostalgia per un secolo trapassato e per un Impero che non c’è più – dal 1946 – invece di alzare la testa a guardare oltre l’atmosfera e cercare di conquistarne uno nuovo sulla Luna o su Marte, come provano a farlo gli Stati uniti d’America, di Russia, della Repubblica Popolare Cinese. Se l’elettorato britannico anagraficamente avanzato desse un’occhiata al loro numero di abitanti e di chilometri quadrati, capirebbe che solo una indilazionabile Federazione Europea può provare a competere con questi poderosi assemblaggi statuali, e sarebbe comunque già abbondantemente in ritardo ideale e organizzativo.
Gli europei infine, che desiderano il benessere non solo per la Penisola europea ma anche per le sue Isole, non vorranno accedere all’ipotesi che la cocciutaggine della signora May derivi unicamente dall’attaccamento alla sua poltrona.
Quale delle tre ipotesi su formulate sia più vicina alla realtà resta il fatto che nell’arcipelago anglo  irlandese  abitano  ormai  discendenti  di  due  distinte  famiglie:  i nipotini di W. C. e quelli dei Beatles.  I primi sognano ancora un Impero perso già dal 1946, mentre  i secondi credono nella canzone comunitaria cantata dagli unici scarafaggi amati nel mondo: “All you need is love”; progetto politico umanitario dal quadro normativo non molto dettagliato ma confortante perché volto al futuro.
Il resto è stupro della Storia, al quale le ragioni della Geografia oppongono silente ma millenaria resistenza: le Isole britanniche sono più vicine alla penisola europea che agli altri territori anglofoni.

Tenacia giapponese e rinunciatari italiani.
Ancora in corso le trattative per la firma di un trattato di pace tra Giappone e Russia, che non procederanno certo celermente fino a quando le due nazioni non troveranno un accordo sulle isole situate a nord – est dell’isola giapponese di Hokkaido, denominate Territori del Nord dal Giappone e Curili dalla Russia. Occupate dall’Unione Sovietica nel 1945 dopo il bombardamenti atomici statunitensi  – una alabarda alla schiena del Giappone –, due di esse sono forse in procinto di essere restituite all’amministrazione politica giapponese. Una restituzione che il Giappone persegue da oltre settanta anni.
I territori sul versante alpino italiano, ottenuti dalla Francia col Trattato di Pace del 1947 – pugnalata francese alla schiena italiana in restituzione della pugnalata italiana alla schiena francese del 1940 –  quando verranno rivendicati dall’Italia?


La politica nazionalista della Germania nel Mediterraneo.
La Germania non invia al momento navi in Mediterraneo nell’ambito della Missione Sophia.
Non certo perché contraria al populismo italiano. Anzi, visto che i porti italiani vengono chiusi all’indiscriminato afflusso di tutti i “salvataggi” in mare, compresi quelli operati dalle navi della Missione Sophia, qualsiasi bandiera battano, la Germania si premunisce dal rischio di dover accettare sul proprio suolo nazionale i “salvati” dalle proprie navi: Germania nazionalista, nel Mediterraneo.

“Servizio obbligatorio di leva civile in Italia”  Claudio Susmel         

Fiume d’Italia
1919 – 2019
Memoria Patriae prima vis

A voler accreditare solo la Storia documentata dalla scrittura su carta, la lingua italiana si parla e si scrive a Fiume da circa 600 (seicento) anni.
Fiume – Rijeka non renderà onore al titolo assegnatole di Capitale della Cultura Europea 2020, se non avrà adottato capillarmente il bilinguismo perfetto italiano – croato, visivo e scritto.
Codificato giuridicamente dai suoi regolamenti comunali, comitali e statuali, andrà sottoposto a garanzia codificata internazionalmente perché sia conservato anche quando l’appartenenza politica futura  dovesse essere diversa da quella attuale, quella geografica essendo sempre italiana a meno che nuovi barbari non riescano a costringere all’esodo in direzione occidentale oltre agli italiani del secondo dopoguerra anche le Alpi Giulie.
Il fiumano croatofono Obersnel – non sembra miope – vorrà restare solo il Nacelnik della sua Grad o vorrà essere anche il Sindaco della sua Città?

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