Tajani e l’italianità nell’Adriatico orientale
Veritas odium parit
13 febbraio 2019
Con odio sublimato in veemenza epistolare, politici sloveni e croati raggiungono fuggenti faville di gloria giornalistica inviando a qualche politico italiano di rilievo le loro proteste contro l’Italia, per le parole pronunciate dal presidente dell’Europarlamento, Onorevole Antonio Tajani, durante la “Giornata del Ricordo”.
Il cercatore di Storia registra con soddisfazione che l’Onorevole Tajani non ha questa volta manifestato alcuno stupore per le esternazioni dei transalpini, orientali.
L’Onorevole Tajani ha precisato che con il suo Viva l’Istria e la Dalmazia italiane non sottintendeva una rivendicazione territoriale ma un saluto agli esuli istriani e dalmati di lingua italiana e ai loro discendenti. Ha anche ribadito l’orrore per le migliaia di persone gettate, morte o ancora vive, nelle profonde cavità carsiche, le foibe. A seguire ha pronunciato l’immancabile elogio del valore della verità storica sul quale consolidare le odierne relazioni amichevoli tra Italia, Croazia e Slovenia.
Il Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani – ci inorgoglisce che sia un italiano – potrà in una prossima esternazione precisare che l’affermazione di politici sloveni, croati e – ahimé – italiani, circa l’appartenenza dell’Istria soltanto alla Slovenia e alla Croazia è certamente falsa anche sotto il profilo politico: è sufficiente guardare una carta geografica anche con approssimazione di scala uno a un milione, per rilevare che il Comune di Muggia col suo piccolo territorio circostante – a sud di Trieste – sono parte geografica dell’Istria e sono amministrati politicamente dall’Italia, quindi è veritiero affermare che l’Istria è politicamente italiana, slovena e croata.
Comunque, grazie per quel Viva l’Istria e la Dalmazia italiane. Onorevole canto nella dolce soave favella che xe l’orgoglio de ogni fiuman del, in questa occasione, altrettanto Onorevole Antonio Tajani.
Al quale ricordiamo che a fronte del particulare continuo richiamo da parte di qualche politico italiano alle autonomie regionali, giova affiancare – e ove necessario contrapporre – l’affermazione dei valori dell’unità geografica e politica d’Italia.
Altrimenti che senso ha scrivere il dolcissimo nome della comune Patria nostra nell’emblema del proprio partito nazionale?
“Servizio obbligatorio di leva civile in Italia” Claudio Susmel
Fiume d’Italia
1919 – 2019
Memoria Patriae prima vis
Speranze, ingenuità, grossolanità diplomatiche, errori, li ebbero e li commisero anche Cavour, Garibaldi, Mazzini, Vittorio Emanuele II.
Ma agirono, ottenendo l’edificazione del primo nucleo dell’unità d’Italia.
Vennero poi annesse altre Provincie all’Italia, per ultima Fiume nel 1924.
Dopo l’immane disastro della Seconda Guerra Mondiale, che comportò la perdita di vasti territori giuliano dalmati e territori confinari piemontesi e pugliesi, si ottenne nel 1954 la restituzione amministrativa della Zona A del costituendo Territorio Libero di Trieste (comprendente il territorio istriano di Muggia), evoluta in annessione nel 1975 successivamente ratificata nel 1977.
Su queste nostre terre dopo secoli finalmente riunite, milioni di chiacchieroni hanno poi infaticabilmente discusso di posti di lavoro, senza però ottenere la restituzione di un solo ulteriore metro quadrato di terra geograficamente italiana, sul quale edificare le fattorie e le fabbriche indispensabili per la creazione degli stessi.
Che si può fare per distinguerci dagli imboscati nelle loro stesse logorroiche autoprodotte ciarle?
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RELAZIONE VERBALE SU “I CONFINI NATURALI D’ITALIA”
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a volte, ‘desso che go 80 ani, me penso come sarìa sta mejo che
nascevo cavra o guato o cucal che dei confini me ne sbattevo!
… i cacciatori?