La nuova crisi russo ucraina e il monologo di Cecé (Silvio) per Zarputìn

La Russia sognata
dai patrioti di tutta Europa
Omnium libertatem tueri

Dicembre 2021

La compagnia di prosa italiana è invitata a San Pietro Burgo per recitare Pirandello.
Nel grande teatro tutto oro e colori, il protagonista Cecè dell’atto unico omonimo, in attesa di incontrare Nada, la sua donnina allegra di turno, sta recitando il suo monologo: Tutti mi chiamano Cecè, ma chi sono veramente io?  

All’improvviso si interrompe, e rivolgendosi a Zarputìn venuto ad ascoltarlo e ora seduto in prima fila, così prosegue:
“Ma a chi vuoi che gliene importi veramente qualcosa di questo mio personaggio pirandelliano di cento anni fa? A te forse, temutissimo Zar del 2014 e del 2021?
Bah! Mi ascolti e mi guardi giusto per sorridere un po’ dell’inventiva e dell’arte di un attore italiano; importa invece molto a noi, attori della commedia che quotidianamente si replica su questo Pianeta, di capire che Zar sei veramente tu”.
Zarputìn non si è mosso e continuando a guardare da sotto in su come fa sempre, non solo quando è seduto in platea, ha rivolto su Cecé quel suo amabile sguardo capace di far tremare dal freddo un eschimese. Ma Cecé, abituato all’indifferenza di tanti spettatori apatici, ha proseguito, contento di aver catturato l’attenzione di uno spettatore importante come Zarputìn, pur essendo costretto a dominare un brivido di freddo lungo la sua allampanata spina dorsale.

“Tutti ti chiamano Zarputìn, ma chi sei veramente tu?, un patriota russo o un imperialista sovietico?, che idea hai della Russia?, non mi rispondi?, allora ti dico che idea ne ho io: la Russia non è europea.”
Zarputìn, irrigiditosi ulteriormente, si volta di pochi gradi per un rapido sondaggio d’opinione e congela con lo sguardo le tre fila di spettatori seduti dietro di lui.
Cecé riprende: “La Russia non è asiatica.”
Zarputìn è indeciso se proseguire o meno l’opera di ibernazione fino alla sesta fila.
“La Russia è una sola, la Russia è una nazione euroasiatica.”
Zarputìn decongela due fila di spettatori.
“La Russia è un tetto che ha la sua sommità negli Urali, e due versanti, uno occidentale e uno orientale, sotto i quali i russi d’ogni parte del mondo debbono poter andare e trovarvi riparo”.
Zarputìn decongela anche la terza fila di spettatori dietro di sé e consente al suo capo di inchinarsi leggermente verso il basso, lasciando ai suoi sudditi il rischio di interpretarlo come un segno di approvazione.
“E quando qualche straniero vuole entrare sotto questo tetto con le armi, è giusto  che i russi guardando la loro bandiera combattano fino a che le onde degli invasori non si infrangano contro la prima barriera opposta dalle loro armi, poi contro la seconda, e infine raggiunta la terza si fermino e rifluiscano.”
Zarputìn annuisce, ricordando l’invasione di Hitler fermata a pochi chilometri da Mosca, e un vago tepore umano comincia a propalarsi da lui mentre qualche spettatore, rilevato prontamente il cambio di clima politico, si azzarda a sorridere a Cecé.
“Ma quando i soldati russi hanno respinto l’invasore fuori dai confini nazionali, che riprendano ad amare le loro donne e a pensare al loro caviale e alla loro vodka!
Ricordi Zarputìn come Tolstoj ci descrive il Generale Kutuzov che sonnecchia mentre i suoi strateghi discutono?, sonnecchia perché non crede di poter determinare le minuzie della tattica, ma sa quale strategia adottare per vincere guerra e  pace. Sa che deve punzecchiare il nemico senza affrontarlo in campagna aperta – al nemico che fugge ponti d’oro – ma tallonarlo fino a fargli riattraversare la frontiera della sua amata patria.
Segui l’esempio di quel grande e professionale patriota russo Zarputìn. Ora che ti stanno invadendo non con le avanzate della cavalleria o dei panzer ma con le ritirate di dollari sterline ed euro, non reagire dilagando oltre i confini della tua sterminata patria ma difenditi con le armi dell’economia.”
Zarputìn ha uno sguardo corrucciato ma si vede che vuol sentire come va a finire il monologo, quindi rinuncia ad una sua ulteriore azione ibernatrice dell’opinione pubblica circostante seduta in poltrona e non aziona nuovamente i refrigeratori.
“L’Europa ha bisogno di sicurezza e tu Zarputìn gliela puoi dare, perché tu che vuoi la tua Russia unita e forte al di qua e al di là degli Urali hai ragione, perché la Russia deve essere la cerniera settentrionale che unisce l’Europa all’Asia, lasciando alla Turchia la funzione di cerniera meridionale.
Anche noi attori di buona volontà di questo Pianeta vogliamo la Russia indipendente e sicura, perché vogliamo il pluralismo storico geografico delle nazioni, non vogliamo essere sudditi del Wasp Empire dei discendenti di W.C. e di Truman come non abbiamo voluto essere sudditi del pangermanesimo di Hitler.
Perciò non regalarci fucili e carri armati per Natale batiuscka Vladimir, ma caviale, vodka, sorrisi ed entusiasmi radiosi come quelli di Natascia Rostov; non voler andare sempre avanti ché quel movimento lo sanno fare tutti e non indietreggiare ché in quel movimento sono specializzati i disertori, ma sta fermo e saldo a casa tua come fanno i veri patrioti.”

Due guardie, avvertite di quanto stava succedendo, irrompono a questo punto in teatro e si dirigono verso il palco, verso Cecé che a quella vista rimane basito – tutti i personaggi di Pirandello all’occorrenza rimangono basiti – ma un gesto imperioso di Zarputìn li ferma.
Lo Zar si rivolge poi a Cecè e gli chiede:
“Ti piace di più il caviale rosso o quello nero?”
Cecé smette di basire e sta per rispondere, poi pensa al significato storico di quei due colori e nuovamente basisce, non osando replicare.
Zarputìn capisce e concedendo alla platea un lievissimo abbozzo di sorriso riprende:
“Tranquillo italiano, lo so che non sei malvagio e che il tuo popolo vuole solo fare affari con noi. Vieni, discutiamone facendo una corsa in troika tra i magnifici palazzi che i tuoi connazionali hanno costruito a San Pietro Burgo”.
E se lo mette a fianco. E continua a parlargli:
“ … però la Crimea … quei fratelli d’Ucraina … e la N.A.T.O. troppo vicina … e devo stare attento dici? … hm … hai ragione … qual è il tuo nome fuori scena?, Silvio?, senti Silvio, domani andiamo a cena a Jasnaja Poljana, fai venire anche Nada e qualche sua amica, mangeremo caviale nazionale russo nero e rosso,  vedremo di aggiustare la cosa, però …“

Intanto dietro le quinte, il capocomico sorride soddisfatto, pensando a quei principianti della critica teatrale che ritengono Pirandello sia superato.

         "Servizio obbligatorio di leva civile in Italia"        Claudio Susmel                                                                                    

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