Il bilancio italiano prima di tutto
per la difesa delle Alpi
dell’Adriatico e del Canale di Sicilia
Non longe a Patria nostra
12 aprile 2022
Gli ucraini restando sul proprio territorio resistono all’invasione di una nazione enormemente più estesa territorialmente della loro, più ricca, più armata.
Seguiamo noi italiani il loro esempio fornito alla cronaca, e quelli rintracciabili nella nostra storia più intelligente, fortificando innanzi tutto la difesa del nostro territorio, e preparandoci a combattere non lontano dalla nostra Patria Italia.
Il Presidente del Consiglio Italiano del Regno Francesco Saverio Nitti (1919 – 1920), rifiutò l’invito rivoltogli dagli Alleati di inviare una spedizione italiana in Georgia; patriota attento ai bilanci dello Stato capì che, nonostante la enorme Vittoria sul campo (1918), i costi della logistica di una spedizione così lontana da casa era, a prescindere da qualsiasi altra considerazione morale o politica, insostenibile per la sua e nostra Patria Italia.
Il Presidente del Consiglio Italiano del Regno Giovanni Giolitti (anche 1920 – 1921) sgombrò le zone albanesi occupate dall’Italia tranne l’isolotto di Saseno; patriota che avrebbe aborrito l’azzardo politico e militare per tutta la sua vita, conosceva i conti dello Stato come quelli delle sue proprietà agricole minuziosamente annotate sul suo taccuino personale, e non si curò delle critiche dei connazionali, ancor meno di eventuali complimenti interessati degli Alleati.
Il colonnello del Regio Esercito Gabriele D’Annunzio, spacciato per avventuroso guerrafondaio da una storiografia indegna di questo nome, liberò Fiume limitandosi a qualche prudente spedizione su ridottissimi territori giuliano dalmati situati nei dintorni della città quarnerina; patriota che rischiò decine di volte la sua vita in terra mare e aria durante la nostra Quinta Guerra d’Indipendenza (1915 – 1918), profuse a beneficio di moltitudini di utenti, evidentemente interessate a consumarle in solitudine, propagandistiche prolisse nubi eroico onirico erotiche di vario tipo, ma si guardò bene dall’intraprendere imprese lontane da Fiume: il poeta era un ufficiale che conosceva bene i costi della guerra.
L’Italia repubblicana abdicò alla sua Amministrazione Fiduciaria sulla Somalia ottenuta col Trattato di Pace del 1947 – non sulla vicina Libia – il 1 luglio 1960, sei mesi prima della sua scadenza giuridica internazionalmente garantita; si rese conto che il rapporto costi benefici era palesemente sfavorevole alle finanze dello Stato e non potenziava in alcun modo la sua politica internazionale.
Ora la NATO pressa per l’aumento delle nostre spese militari.
Valutato l’opportuno doveroso incremento annuale progressivo al netto delle critiche del demagogo di turno, auguriamoci da parte nostra che Presidente del Consiglio, Ministro degli Esteri, Ministro della Difesa, futuro Ministro degli Interni, e Parlamento intero, ricordino che Alpi e Mediterraneo sono i nostri confini naturali e che abbiamo il panslavismo – mai tramontato salvo diversa aggettivazione zarista sovietica russa – a nord est, i turchi – alleati NATO? – in Tripolitania e i russi in Cirenaica: la NATO deve fare di più anche per proteggere questi confini.
L’Italia in passato, pur subendo le pressioni degli Alleati di turno, dei Cobelligeranti occupanti di turno, seppe ritagliarsi più che discreti margini di manovra.
L’Italia può farlo anche oggi.
Destini uomini e mezzi e denaro alla difesa delle Alpi, dell’Adriatico. e del Canale di Sicilia.
Non volendo essere una nazione serva, non potendo essere una grande potenza, è doveroso faccia di tutto per costruirsi rinforzarsi difendersi come una dignitosa media potenza che combatta per sé, nel rispetto delle alleanze, non lontano da casa.
Come fece sul Piave: vincemmo per noi, per tutti, prima di tutti.
“Servizio di leva militare obbligatorio in Italia” Claudio Susmel
Centenario dello Stato d’Assedio non firmato
1922 – 2022
Memoria Patriae prima vis