Le Guardie Europee di Frontiera solo in Italia?

Sovranità nazionale e sovranità federale
Par condicio

Pare che per varare l’operazione navale europea di pattugliamento nel Mediterraneo centrale, e di timido – per il momento – intervento ai danni degli scafisti al largo delle coste libiche, sia stato richiesto all’Italia di individuare alcuni punti di sbarco per gli emigranti a vario titolo soccorsi in mare, intorno ai quali nuclei di poliziotti/soldati di varie nazioni europee possano accertarne le generalità e schedarle.

Bene: il principio di sovranità nazionale cede gradualmente al principio di sovranità federale europea.
Perché si tratti di una cessione italiana alla sovranità europea bisogna però che contestualmente – non in tempi successivi da individuare con calma – poliziotti/soldati italiani siano presenti in analoghe operazioni di controllo sul territorio nazionale di appartenenza degli altri poliziotti/soldati europei impiegati in Italia.
Altrimenti si tratterebbe di invasione, di occupazione di territorio nazionale italiano da parte di poliziotti/soldati stranieri.
Qualcuno potrebbe obiettare che l’urgenza è sulle coste sud dell’Europa.
Falso, l’urgenza è in tutta Europa, altrimenti dovremmo supporre che l’invio di mezzi navali e di soldati per l’operazione navale europea in Mediterraneo sia dovuto esclusivamente all’immensa generosità dei nostri concittadini europei transalpini. Non supponiamolo.
Dunque vediamo.
Per ricambiare la sorveglianza inter europea in Sicilia o in Calabria, poliziotti/soldati italiani possono essere decentrati al valico di frontiera di Ventimiglia e a Calais, così che si verifichi anche l’onesto lavoro e lo spirito europeo dei sorveglianti francesi.
Poliziotti/soldati italiani a Dover, per controllare il flusso migratorio da e verso il Regno Unito.
Sulle Alpi, per monitorare il flusso migratorio da e verso l’Austria e la Slovenia.
In un qualche aeroporto tedesco per schedare il flusso migratorio da e verso la Germania.
Al confine greco turco per arginare il flusso migratorio proveniente dal Vicino Oriente.
E così via; l’elenco può continuare agevolmente.

Che il Regno Unito coltivi un legame particolare con gli altri stati anglofoni del Pianeta è storicamente e linguisticamente inevitabile, che Francia e Germania abbiano un contatto frequente per fronteggiare l’emergenza Ucraina è comprensibile, che l’Italia colloqui spesso con Malta e Grecia vista la pressoché contigua balconata costiera sul Mediterraneo meridionale è altrettanto naturale.
Che si tenti invece di formare assi stabili tra pochi stati all’interno della costituenda Federazione Europea ai danni degli altri, dopo due guerre mondiali perse dall’Europa e con l’Isis alle porte, risulta oggi del tutto idiota.
Responsabili di stati nazionali europei, per cortesia, meno supponenti sorrisetti d’intesa di fronte alle telecamere, qualche lettura della Storia un po’ meno provincial nazionalistica, e più lungimirante raziocinio nel predisporre la Difesa d’Europa.

Claudio Susmel 

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