“Il Re”
Tulit
Umberto, alto e magro, era soprannominato “Il Re”.
A Torino, sotto un soffitto dorato della città ottocentesca, sta servendo una coppa di champagne ad una signora elegantissima nel suo abito senza fronzoli e senza gioielli.
Brusio intorno. Un’abat-jour verde poggiata su un pianoforte che suona diffonde una luce tenue. La crepe calda mi arriva davanti.
Lui, con la sua giacca bianca, dopo essersi tolto i guanti, aggiunge al fuoco del caminetto un ciocco di legna.
Si avvicina silenzioso ai molti borghesi che gli chiacchierano intorno. Ordinano. Lui serve, senza correre ma senza fermarsi mai. Ora parla in francese con un generale dalla divisa elegante, che sta millantando meriti bellici improbabilissimi.
Fuori, il campanello di un tram prima di una curva.
Comincia a nevicare.
Attraverso la vetrata istoriata con le ondulate chiome di alte signore liberty, vedo correre uno scolaretto e sento il padre che lo chiama: “Enrico, Enrico”. Per paura di vedere qualche altro personaggio del libro “Cuore” mi alzo e mi allontano da quel caffè nato tanti anni fa nella capitale del Regno di Sardegna.
All’interno del bar ormai distante, l’alto magro educato cameriere col nome ed il sorriso del Re di Maggio, continua a servire senza mai un lamento, per pagare forse le colpe di chissà quale padre così distratto o incapace da privarlo di opportunità di lavoro migliori.
Mi tolgo il cappello che non ho e lo saluto: viva “Il Re”.
“La Turchia in Europa è la fine dell’Europa” Claudio Susmel
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Sul cambio istituzionale in Italia ha scritto recentemente lo storico Aldo A. Mola: Il Referendum Monarchia – Repubblica del 2 – 3 giugno 1946, pagg. 440, BastogiLibri, Roma, 2016.