L’improcrastinabile annessione delle Isole Maltesi all’Italia

Chi catturerà l’assassino della giornalista maltese?
Ad Patriam

La giornalista maltese assassinata per aver indagato sui loschi traffici nelle Isole maltesi, è l’ultima delle vittime della lunga storia di una Provincia italiana che non ha ancora deciso di esserlo.

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Le Isole Maltesi sono Gozo, Comino, Cominotto, Malta e Filfola. Si estendono per 315 chilometri quadrati circa, a sud di Capo Scalambri in Sicilia.
Prima romane, poi siciliane, infine italiane per evoluzione linguistica culturale e storica, le Isole maltesi subirono il dominio saraceno dalla fine del IX secolo al secolo XI, fino a quando i normanni le riunirono alla Sicilia.
Nel 1492 vengono espulsi gli ebrei, come in Sardegna e negli altri territori amministrati dalla Spagna.
Nel 1530, Carlo V, re di Sicilia, le cedette ai Cavalieri di San Giovanni, che nei rapporti con la Sicilia usarono sempre la lingua italiana. Durante il governo dell’Ordine furono cattoliche, autonome e italo centriche per lingua e cultura.
Essendo state occupate dai francesi nel 1798, Re Ferdinando, re di Napoli e di Sicilia, dichiarò guerra alla Francia, fornendo ai maltesi viveri denaro e armi. In soccorso dalla Gran Bretagna, alleata del Re di Napoli e di Sicilia, arrivò la flotta di Nelson, che sbarcò Alessandro Ball. Ball guidò gli insorti col titolo di Governatore delle isole di Malta e Gozo per conto di Sua Maestà il Re di Napoli, ma finì che con la Pace di Parigi del 1814, la gran Bretagna ottenne la sovranità sulle Isole maltesi; evidentemente il soccorso non era stato prestato a titolo gratuito.
Le Isole maltesi ottennero l’indipendenza il 21 settembre 1964, indipendenza per altro limitata visto che conservarono per Capo dello Stato il monarca britannico; l’indipendenza divenne assoluta solo il 13 dicembre 1977, quando il Capo dello Stato fu eletto tra i maltesi e fu chiamato Presidente di Malta, della Repubblica di Malta, che dal 1980 strinse rapporti più stretti con l’Italia.

Sino alla fine dell’ottocento la maggioranza dei giornali è in italiano, mentre dal 1930 circa i giornali stampati in inglese o in dialetto maltese superano quelli pubblicati in italiano.
Progressivamente, l’inglese escluderà poi quasi del tutto l’italiano, con un’accelerazione negli anni Trenta, dovuta all’acuirsi in Europa dei contrasti tra i nazionalismi totalitari e nazionalismi parlamentari, e alla conseguente situazione internazionale che precedette la Seconda Guerra Mondiale. La previsione di un’entrata in guerra dell’Italia in campo avverso e del suo conseguente probabile tentativo di occupazione delle Isole maltesi, avrebbero suggerito alla Gran Bretagna di modificare le condizioni del fronte interno maltese.
La snazionalizzazione delle radici italiane avviene anche spingendo verso l’uso scritto del dialetto maltese, e non di quell’italiano che era usato nelle leggi, nei tribunali, nei pubblici registri, negli atti notarili, e nelle scuole. Italiano che gli occupanti volevano comunque sostituire con la propria lingua o con quella di un altro stato che avesse un’identità debole a sufficienza per essere governato con facilità dai suoi invasori: lo Stato di Malta. Escamotage questo, della codificazione quale lingua di un idioma debole e dell’istituzione di uno stato minuscolo, che la storia scritta dagli eserciti di stati potenti ha utilizzato in varie epoche.

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Nel XIII secolo, abbondavano a Malta i falconi, così amati da Federico imperatore. Secoli dopo, quasi fossero anch’essi falconi desiderosi di volare nuovamente liberi, i maltesi sarebbero riusciti ad evadere dalla gabbia che nel corso della storia avevano loro imposto gli avvoltoi imperiali spagnoli francesi e britannici, ma che sembra concretizzarsi nuovamente, iinedita solo nella forma. L’occupazione delle Isole maltesi da parte dell’esercito della criminalità organizzata non è infatti che una delle tante varianti delle invasioni cui inevitabilmente vanno soggetti i piccoli stati per opera di potenze più forti.
Ora noi, loro fratelli italiani residenti nelle regioni già politicamente unite, ci eravamo augurati che gli orgogliosi falconi maltesi, forti della loro indipendenza politica, che aveva però codificato il loro pericoloso isolamento, non avessero aspettato di essere nuovamente preda di altri avvoltoi stranieri, sotto forma di dominio militare diretto o di pressioni politiche e finanziarie più o meno malavitose, ma ricordando il loro secolare servaggio e le lotte altrettanto secolari da loro condotte per la libertà linguistica e politica delle loro isole, avrebbero scelto, liberamente, di volare al nido materno.
Nel libero condominio delle sue Province e delle sue Regioni, L’Italia prometta sin d’ora ai maltesi lo stato di Provincia autonoma, per incentivare la loro fuga dalla prigione più terribile di tutte: la presunzione, quella stessa presunzione che nel XVIII secolo spinse il generale corso Pasquale Paoli a fronteggiare da solo la Gran Bretagna e la Francia, facendo perdere la libertà ad un’altra isola italiana, la Corsica, ancora oggi occupata dalla Francia, ma destinata anch’essa alla libertà e all’autonomia nell’Italia Unita di domani.
Quanto a chi volesse fare dell’umorismo sulla legalità imperante nella vicina Sicilia, l’isola più grande dell’Arcipelago centrale italiano, ricordiamo loro che il suo territorio è risultato sufficientemente ampio e sano per dare la vita ai magistrati Falcone e Borsellino, e fa parte integrante di un’Italia che ha dato alla Sicilia Carlo Alberto dalla Chiesa: in Sicilia, Regione autonoma d’Italia, nonostante tutto, lo Stato consegue le sue vittorie nell’eterna battaglia contro gli invasori, che provengano dall’esterno dei confini nazionali o dall’interno di essi.

La giornalista maltese assassinata per aver indagato sui loschi traffici nelle Isole maltesi, è l’ultima delle vittime della lunga storia di una Provincia italiana che non ha ancora deciso di esserlo.

                                 “Servizio obbligatorio di leva civile in Italia”   Claudio Susmel

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2 pensieri su “L’improcrastinabile annessione delle Isole Maltesi all’Italia

  1. Grazie di cuore. Condivido lo stesso spirito irredentista che pare oggi assopito nel nostro Paese, quello parzialmente unito, così come nelle terre irredente vittime del genocidio culturale, Malta in primis…

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