La Mediateca di Cagliari e la nave Galeb di Tito
Optima una turpis secunda
16 Aprile 2019
L’Ordine dei giornalisti della Sardegna ha organizzato all’Exmà di Cagliari un incontro, per il programma di consolidamento culturale dei suoi iscritti, centrato sui principi fondanti della Comunità Europea, primo fra tutti la ferma determinazione di evitare la guerra per risolvere i contenziosi tra nazioni europee.
Un po’ di ritardo oltre il quarto d’ora accademico, sotto luci rosso scuro macabro evocanti il sangue delle vittime dell’ex Macello.
Nel corso della discussione coordinata dal Presidente dell’Ordine Francesco Birocchi, sono emersi indiscutibili i vantaggi derivanti dall’essere cittadini della Comunità, esaltati dall’esperto di affari europei Pier Virgilio Dastoli, con analisi storica razionale non priva di una qualche passione ottimistica.
Sono intervenuti i collaboratori di “Europe direct regione Sardegna” per comunicare la loro disponibilità ad illustrare il percorso utile ad attivare progetti finanziati da fondi europei. “Europe direct regione Sardegna” ha sede a Cagliari nei locali de “La Mediateca del Mediterraneo”.
La Mediateca, centro multimediale di studio e aggregazione senza confini, che mostra tra l’altro una parete espositiva di libri danneggiati dai bombardamenti su Cagliari della Seconda Guerra Mondiale, è un esempio paradigmatico di come andrebbero impiegati correttamente i fondi di un’Europa pacifica e democratica: a favore di libri integri e di una vita in comune nell’Europa unita di oggi, contro i libri distrutti e la morte nell’Europa divisa dell’altro ieri.
Esempio opposto, vero e proprio assurdo progettuale di erogazione dei fondi europei, lo troviamo invece nella città di Fiume – Rijeka, oggi politicamente amministrata dalla Croazia, il cui sindaco, Vojko Obersnel, macchia la propria coscienza politica accettando i fondi europei per la ristrutturazione della nave Galeb, che fu nave di rappresentanza di Tito, il dittatore jugoslavo che non impedì la tragedia delle foibe e l’esodo dei giuliano dalmati dalle Province italiane occupate dal suo esercito al termine della Seconda Guerra Mondiale.
La mente di ogni fiumano, italiano, europeo, sanguina dolore e disprezzo pensando che Fiume, la città plurisecolarmente multilingue e multietnica sarà riconosciuta Capitale europea della cultura 2020 a bordo di un vascello che navigò col favore delle tenebre più infami della pulizia etnica.
La foiba Galeb, ingoiando i soldi dei contribuenti europei, ingoiando la memoria storica dello stragismo jugo slavo, ingoia i principi più elementari di pacifica convivenza multietnica e plurinazionale che sono alla base della Comunità Europea, della edificanda Federazione Europea.
Il progettato museo multimediale croato, da realizzarsi a Fiume – Rijeka con il determinante contributo dei fondi europei, potrebbe facilmente trovare una sede più opportuna della rugginosa fatiscente nave Galeb destinata a eternare la memoria di un dittatore a dir poco convivente con la strage di vite italiane – e jugo slave – e con la drastica riduzione della multi etnicità sopravvissuta sulle rive dell’Adriatico orientale a precedenti secolari diverse dominazioni. Un sindaco di Fiume – Rijeka degno di questo nome si batterebbe per destinare parte dei fondi europei per la costruzione di nuovi locali da affiancarsi a un ospedale della Città dove medici e infermieri croati, italiani, o della Patagonia, quotidianamente sacrificherebbero la propria vita o una parte di essa per salvare la vita o una parte di essa dei pazienti croati, italiani, o del Mozambico.
Suona veramente come un orribile tragico ossimoro, il progetto di far rappresentare la democratica pacifica Comunità Europea dalla nave di un dittatore sanguinario.
Se risulta troppo complicato o costoso costruire ex novo un’ala ospedaliera, si assegni l’intera somma dei fondi all’ex zuccherificio fiumano – già previsto come destinatario di una parte di essi – addolcendo così la Storia di questa città che tanto ha sofferto per le vicende belliche della Seconda Guerra Mondiale. O si propongano altri luoghi simbolo di civile convivenza, sovvenzionando il lavoro di operatori umanitari che in tutte le epoche hanno unito e non diviso; non mancheranno nomi del presente e del passato da onorare, croati e italiani, del Tibet o della Lapponia, purché siano sanatori di piaghe, non cause di esse o nella migliore delle ipotesi peccatori per omissione di soccorso nell’opera volta a sanarle o a evitarle.
Mediateca, una stella d’oro degna di illuminare l’azzurro della progettualità europea.
Galeb, la foiba di un progetto che non ha nulla di europeo.
Fiume d’Italia
1919 – 2019
Memoria Patriae prima vis
“Servizio obbligatorio di leva civile in Italia” Claudio Susmel
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RELAZIONE SU “I CONFINI NATURALI D’ITALIA”
PER ASSOCIAZIONI E ISTITUZIONI
A RICHIESTA CLAUDIO SUSMEL INVIERA’ IL PROGRAMMA
Egregio signor Claudio Susmel,
leggo da sempre il suo periodico e mi permetto sottolineare che , se non vado errato, la vecchia bananiera italiana era stata ribattezzata dai titini GALEB, che tradota saria COCAL in dialeto e GABBIANO in lingua.
Parce mihi domine quia dalmata sum (San Girolamo) di
Cittavecchia – Isola di Lesina
Grazie signor Zudenigo per la correzione della svista. Mi piace molto quel Cocal.
Parce mihi domine quia sum figlio di fiumano.
La nave (yacht) di Tito si chiama Galeb non Caleb. In croato significa “gabbiano”. In origine era una nave italiana.
Grazie signora Defilippi per la correzione della svista.