Tentativi di snazionalizzazione
dell’Alto Adige
Cesare Battisti memento
18 ottobre 2019
Il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia (PDI), ha minacciato l’impugnazione del testo col quale il Consiglio provinciale di Bolzano ha sostituito in un Decreto Legge la denominazione “altoatesino” con “della provincia di Bolzano” e la denominazione “Alto Adige” con “ provincia di Bolzano”.
Il Presidente Arno Kompatscher si è impegnato a modificare il Decreto.
Dalle parti della Vetta d’Italia – Passo del Brennero è risaputo che è d’obbligo la vigilanza del Governo Nazionale Italiano; fa piacere leggere che questa volta s’ode uno squillo di tromba anche dal PDI.
Giorgia Meloni (Fd’I) interroga il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Ministro per gli affari regionali Francesco Boccia sulla questione delle denominazioni “altoatesino” e “Alto Adige”.
Li interroga anche sulla liceità dell’esercizio della professione nella Provincia di Bolzano da parte di medici che ignorano la lingua italiana; liceità quest’ultima che, oltre al reale rischio per la salute degli italofoni, concretizzerebbe anch’essa una ulteriore separazione dell’Alto Adige dal resto d’Italia.
Sembra che Giorgia Meloni sia stata sottovalutata dai cittadini a vocazione democratica in servizio permanente effettivo – compreso il cittadino giornalista che scrive – perché …, perché …, e poi ancora perché …; tutti perché che però non sono stati mai spiegati con chiarezza, o al massimo giustificati con qualche supposto antenato politico che non metteva il Parlamento propriamente al centro della politica italiana.
Al di là delle speciose analisi partitiche, la cronaca degli ultimi anni registra che la Garbatella nazionale è sempre stata pronta a difendere l’Italia dalle invasioni, fisiche o normative, provenienti dal sud della nazione o dal nord, colorate o bianche, indigenti o facoltose.
Risultando nei fatti una patriota antirazzista.
Periodicamente le acque reflue di quella che fu l’Austria – Ungheria tentano di sommergere l’italianità dell’Alto Adige, quella Provincia Italiana che troviamo a sud del displuvio alpino centrale, guadagnata all’unità politica con le altre Provincie d’Italia dagli oltre 600.000 soldati nostri morti durante la Quinta Guerra d’Indipendenza Italiana (1915 – 1918).
L’Italia replica di volta in volta a questi tentativi. Bene. Perché però non agire mai di propria iniziativa?
Per esempio con qualche segno confinario al Passo di Resia e al Passo del Brennero più pronunciato di quelli attuali.
Reinstallando il monumento all’Alpino – danneggiato più volte – in ferro, e con le radici conficcate nella terra per tre metri.
Perché anche l’occhio vuole la sua parte.
Anche quello dei patrioti italiani, che non dimenticano Cesare Battisti e sanno, sentono, vedono che le mire d’Oltralpe non sono cambiate.
“Servizio obbligatorio di leva civile in Italia” Claudio Susmel
Fiume d’Italia
1919 – 2019
Memoria Patriae prima vis
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