Al posto del reddito di cittadinanza
Hic et nunc
20 aprile 2020
Il “Reddito di Robinson” al posto del “Reddito di cittadinanza”, da impiegarsi in vari settori.
La preparazione psicologica per affrontarlo senza traumi troverebbe un valido supporto nella lettura – integrale per gli ultra diciottenni – del libro sul marinaio Robinson Crusoè e sull’economia primitiva di sopravvivenza da lui sviluppata su un’isola deserta dopo il naufragio della nave sulla quale viaggiava.
La sventura lo arruolò solitario nel servizio di leva civile: avendo deciso di continuare a vivere imparò a fare i lavori più diversi e più umili con le poche risorse messe a disposizione dal relitto della sua nave.
La sventura ci arruola tutti oggi collettivamente nel servizio di leva civile obbligatorio, pronti a essere impiegati in qualsiasi umile lavoro in qualsiasi Comune d’Italia, per poter ricevere sovvenzioni nazionali ed internazionali – i nostri quasi relitti in disastrosa navigazione politica ed economica – senza perdere la nostra dignità e credibilità.
Ciarlatani di varia estrazione partitica chiedono invece sempre più risorse che distribuiscono sempre più gratuitamente, conducendoci verso una schiavitù certa e non lontana, dovendo prima o poi rispondere dei nostri debiti.
Il “Reddito di Robinson” al posto del “Reddito di cittadinanza”, da impiegarsi in vari settori.
Per esempio.
Il Covid – 19 ha spinto molti immigrati a tornare nella loro patria.
L’urgenza della raccolta ortofrutticola in varie Regioni d’Italia chiama a raccolta migliaia di lavoratori.
Disoccupati provenienti da vari settori si sono proposti ad aziende agricole senza avere, ovviamente, la necessaria preparazione.
Ecco che subito si parla di un permesso di soggiorno annuale provvisorio da riconoscere a 200.000 immigrati irregolari; il solito provvedimento lineare preso a tavolino senza sudare troppo.
Non sarebbe il caso di stanziare dei fondi per un avviamento professionale minimo di quei disoccupati che si sono offerti, salvo poi perfezionarne la formazione in itinere?
Non sarebbe il caso di incentivare il lavoro in campagna con il “Reddito di Robinson” che prevederebbe un compenso più vitto e alloggio?; oltre tutto favorirebbe un distanziamento sociale ben più marcato di quello ottenibile in città.
Sarebbe dura per qualsiasi politico transalpino negare sementi e zappa a un cittadino europeo d’Italia, anche perché gioverebbe indirettamente alla popolazione della sua nazione per il contenimento del virus che non viene fermato dalle Alpi così come non è stato fermato dagli Urali.
A voler ampliare il tutto si potrebbe prevedere l’assegnazione a famiglie di coloni, ormai professionalmente formati, di una fattoria – con un ettaro, con due? – dotate anche di un computer, così che multinazionali e politici nazionali possano raggiungere lo stesso i propri consumatori ed elettori senza affaticarsi troppo a cercarli borgo per borgo.
Il “Reddito di Robinson”, da proporre a tutti i destinatari del reddito di cittadinanza, cui sommare vitto e alloggio in qualsiasi Comune d’Italia.
Chi rifiuterà la zappa vorrà dire che il pane o lo ha già o lo vuole rubare.
“Servizio obbligatorio di leva civile in Italia” Claudio Susmel
Il Trattato di Rapallo istituzionalizza lo Stato libero di Fiume
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