L’Arcipelago di Pelagosa
in sostituzione dell’indennizzo dovuto agli esuli giuliano dalmati
Omnia pro Patria
Diversi i punti di vista sull’opportunità o meno di incassare i 90 milioni di dollari – più forse cospicui interessi – che l’Accordo di Osimo, firmato tra Italia e Jugoslavia nel 1975, prevede quale indennizzo forfettario per i beni persi dagli esuli italiani nella “Zona B” del Territorio Libero di Trieste annessa dagli jugoslavi.
Rinegoziare l’Accordo di Osimo con riferimento alla specifica questione dei beni o incassare l’indennizzo salvo diverse proposte per il suo utilizzo?
Forse è opportuno risalire alla fonte di tutti i mali, a quel Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 che prevedendo la costituzione del Territorio Libero di Trieste causò la partizione del territorio destinatogli in “Zona A” e “Zona B”, situazione di fatto cui pose fine l’Accordo del 1975.
Tra le diverse opzioni circa l’esercizio dei propri diritti, le varie associazioni giuliano dalmate potrebbero includere quella della transazione tra l’indennizzo di cui sopra e la restituzione all’Italia dell’Arcipelago di Pelagosa, perso appunto col TP47; fatta salva la discussione circa i diritti croati di pesca nelle sue acque territoriali e circa lo sfruttamento della piattaforma sottomarina circostante ricca o meno di petrolio e di gas.
Un ampio progetto irredentistico di recupero dei territori naturali perduti col TP47 risulterebbe forse oggi di difficile comprensione per la maggior parte degli italiani, ma non quello parziale consistente nel richiedere alla Croazia, subentrata per la sua parte alla Jugoslavia, la restituzione dell’Arcipelago di Pelagosa, visto che neanche il più illogico dei rinunciatari può ritenere ragionevole che le terre e le acque antistanti le coste della Puglia siano sottoposte alla sovranità della lontanissima Zagabria.
Rifiutare la revisione significherebbe per la Croazia accreditarsi internazionalmente quale l’erede legittimo dell’occhiuto unghiuto Impero Austroungarico, che fino al 1918 ha esercitato di fatto se non forse di diritto la sua sovranità sull’Arcipelago; a mal’andare finalmente vedremmo, e mostreremmo, un interlocutore senza maschera.
Il progetto di revisione del TP47 e la contestuale transazione dell’Accordo di Osimo potrebbero essere presentati al Governo Italiano da qualche raggruppamento di esuli che risultino creditori della Repubblica di Croazia e di Slovenia per i beni persi nella “Zona B”. A portarlo avanti ci potrebbe pensare qualche rappresentante dei giuliano dalmati particolarmente combattivo; sembra che non manchi.
Una volta presentato, in quel progetto ci si potrebbero riconoscere sessanta milioni di italiani.
Sessanta milioni di italiani che per altro, con un euro e cinquanta centesimi di contribuzione a testa, potrebbero raccogliere novanta milioni di euro – oggi un euro è più o meno uguale a un dollaro – escludendo così a priori la scelta di incassare i novanta milioni di dollari previsti dall’Accordo di Osimo, salvo discutere le scelte sull’utilizzo dei novanta milioni di euro raccolti col Prestito Nazionale.
Quando parte la colletta?
Il versamento individuale di scrive è pronto, e non è certo cosa di cui potrà vantarsi, a meno che non lo moltiplichi per .. ?
Claudio Susmel
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DI CHI DESIDERA ESSERE INSERITO NELL’INDIRIZZARIO DI OBLO’
Anche l’Arcipelago del Dodecaneso era distante dall’Italia e addirittura attaccato quasi alla Turchia.
rudi decleva e furio percovich
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Era infatti un “Possedimento” dell’Italia, e il Trattato di Pace del 1947 che ce lo ha tolto ci ha anche tolto dalla coscienza una indebita occupazione; lo stesso Trattato imponendoci la cessione dell’Arcipelago di Pelagosa alla Jugoslavia (cui è subentrata la Croazia)ci ha tolto territorio naturale assegnandolo alla indebita occupazione altrui.