Una ipotesi di transizione confinaria con la Francia
Ex pluribus Europa
Una ipotesi di transazione confinaria con la Francia
Sono importanti anche i più di 700 chilometri quadrati ceduti alla Francia, non solo i più di 8.000 ceduti alla Jugoslavia; i chilometri quadrati ceduti alla Jugoslavia superano gli 8.000 considerando insieme quelli ceduti a titolo giuridico col TP47 e quelli della “Zona B” del Territorio Libero di Trieste perduta di fatto, perdita che verrà successivamente codificata a titolo giuridico col Trattato di Osimo del 1975.
I kmq ceduti alla Francia sono importanti anche perché includono – chi scrive prende in esame solo i territori naturali ceduti per effetto del TP47 compresi nell’ipotesi di confine naturale assunta in queste pagine – il bacino idrografico del Moncenisio e la sorgente del fiume Roja: l’acqua; si legga l’articolo 9 e l’allegato III del TP47 in proposito, per cogliere l’importanza anche economica di queste sottrazioni territoriali da parte della Francia.
Risulta inoltre interessante, specie per gli studiosi del diritto internazionale, prendere nota di come il TP47 abbia considerato la Francia di Vichy solo come parte indivisa – considerandola cioè insieme alla Francia di Parigi – della Francia Riunita (dagli anglosassoni) del dopoguerra. Francia Riunita libera, democratica, e dimentica delle atrocità commesse ai danni degli ebrei sul suo territorio centro meridionale confinante con le Alpi, territorio già peri nazista della Francia di Vichy, che, con alto senso della giustizia, fu accresciuto col TP47 ai danni dell’ormai ex aggressore fascista italiano.
Né bisogna dimenticare che le sottrazioni limitate di territorio italiano da parte della Francia vanno considerate insieme al sostanziale appoggio dato da essa alle richieste jugoslave del dopoguerra, appoggio dato col proporre la linea di confine orientale peggiore per l’Italia tra quelle ipotizzate dagli alleati occidentali. Stupisce il commento in proposito della storica: ”La linea francese era un po’ più severa e, oltre a restare più a ovest per tutto il percorso, escludeva dal possesso italiano Pola e tutta l’Istria meridionale.”(1)
“Un po’ più severa” viene giudicata una linea che, al contrario delle linee statunitensi e inglese che lasciavano all’Italia tutta l’Istria occidentale, toglieva all’Italia tutta l’Istria tranne quella parte dell’Istria nord occidentale compresa tra Cittanova e Muggia, lasciando quindi all’Italia circa un sesto della superficie complessiva dell’Istria geografica, a fronte – volendo mettere in rilievo il criterio etnico e non quello geografico – di un’Istria divisa a metà tra lingua italiana e lingue slave.
La Francia repubblicana usurpa, occupandole ancora oggi, Briga, Tenda, il Monte Chaberton, il monte Tabor, il Ripiano del Moncenisio e altro ancora, quella monarchica annette tutto il Nizzardo, quella napoleonica (tralasciando di descrivere il delirio del suo dilagare oltre le Alpi nell’Italia occidentale) crea ad oriente le Province illiriche, quella rivoluzionaria annette la Corsica.
Domani?
La Francia ha interesse ad un confine sul Reno sicuro – quale che sia il grado di aggregazione istituzionale europea -, ed alla diminuzione di quel tasso d’inimicizia latente tra nazionalisti francesi e patrioti italiani, quei patrioti che non mancano mai in nessuna nazione, neanche in Italia, anche se si assopiscono di tanto in tanto e qualche volta sembra sprofondino nel sonno più comatoso.
Questo interesse potrebbe condurre il governo francese a percorrere almeno un microscopico tratto di quella strada che conduce verso un giusto confine geografico tra le due nazioni, strada che non è resa impervia dalla difficoltà di comprensione dei reciproci diritti ma solo dalla più miope delle politiche nazionalistiche galliche.
Una prima revisione confinaria potrebbe riguardare tre zone del confine alpino italo – francese:
A) – Il valico del Montgenevre – Monginevro, sul cui territorio verrebbe costituito un primo vero e proprio embrione di Federazione Europea (franco – italiano inizialmente), comprendente i Comuni di Montgenevre e Claviere.
Si pensi a una restituzione giuridica all’Italia del territorio a est del valico del Monginevro assegnato alla Francia dal TP47 e del territorio a est del valico del Monginevro assegnato all’Italia dal Trattato di Utrecht del 1713 (prescindendo dalle modifiche ad esso apportate in seguito), contestuale al conferimento dello stesso territorio, di fatto e di diritto, ad una edificanda Provincia europea a legislazione speciale e bilinguismo perfetto in un territorio indipendente, amministrato da due “Presidenti” italo – francesi; esempio da adottarsi in seguito anche in altri valichi europei.
Il territorio conferito alla Federazione Europea verrebbe ottenuto, fatto centro il Valico, tracciandogli intorno una circonferenza (dal diametro ragionevolmente costante ma ineguale dato il territorio montagnoso su cui insisterebbe) che consentirebbe di comprendere anche parti di territorio attualmente italiano.
Liberté. Di transito.
B) – Il monte Chaberton con il suo territorio fino allo spartiacque alpino, che verrebbe restituito all’Italia, con l’obbligo del bilinguismo perfetto italo – francese sul suo territorio e della sua smilitarizzazione; si potrebbe edificare sulla sua cima una sorta di osservatorio naturalistico italo – francese.
Il passaggio di nazionalità – con la sua cerimonia – andrebbe gestita mettendo in risalto l’onore della Francia che cederebbe del territorio non per la forza delle armi altrui ma per il suo ritrovato senso della giustizia dimostrato con i fatti anche nei confronti dei nemici di ieri.
Egalité. Della legge, in questo caso della legge naturale degli spartiacque alpini.
3) – Il Passo del Piccolo San Bernardo (2), sul cui territorio verrebbe costituito un secondo vero e proprio embrione di Federazione Europea (franco italo – italiano inizialmente) con territorio proprio. Di fatto e di diritto un Comune europeo a legislazione speciale e bilinguismo perfetto in un territorio indipendente, governato da due “Sindaci” italo – francesi (esempio da adottarsi in seguito anche in altri valichi europei).
Il territorio conferito alla Federazione Europea verrebbe ottenuto, fatto centro il Passo, tracciandogli intorno una circonferenza (dal diametro ragionevolmente costante ma ineguale dato il territorio montagnoso su cui insisterebbe) che consentirebbe di comprendere anche parti di territorio attualmente italiano.
Vi verrebbe edificato un centro di studi interreligioso ed una facoltà di lingue che preveda l’insegnamento del francese, dell’italiano, e del latino da adottarsi quale lingua federale europea; il concittadino europeo che sta leggendo blocchi il terrore insorgente in lui per la prospettiva di dover imparare o perfezionare il latino in quanto lingua ufficiale dell’Europa: verrebbe usato solo per la codificazione delle leggi federali (ma con la traduzione a fronte delle lingue nazionali ufficiali del territorio interessato), e per rare occasioni ufficiali.
Quanto premesso per tentare di eliminare almeno in parte gli antichi reciproci rancori per le pugnalate dell’altro ieri, quella data dall’Italia alla Francia il 10 giugno del 1940 e quella data dalla Francia all’Italia il 10 febbraio del 1947.
(1) Lorenzini, op. cit., pagg. 49 e 50).
(2) Si ricordi che il versante orientale del valico alpino del Piccolo San Bernardo, prima pertinente al territorio regionale naturale del Piemonte, è oggi pertinenza naturale al territorio regionale della Valle d’Aosta, Regione istituita dopo la Seconda Guerra Mondiale per distacco dal Piemonte.
Claudio Susmel
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