L’attacco al forziere Europa
Non nova sed nove
Centinaia di migliaia di migrantii si riversano contro le frontiere d’Europa invadendo il territorio sottoposto alla sovranità dei suoi stati.
Hanno, non tutti, problemi anche gravi.
Riassumiamo le terapie adottate in merito dall’Europa.
Gli europei centro settentrionali in un primo tempo non si preoccupano minimamente di guardare verso il sud del Continente, verso l’Italia, e invocano il principio di Dublino secondo il quale il migrante è affare che riguarda il Paese che lo accoglie per primo: logica miope ed egoistica.
Arriva il secondo tempo con centinaia di morti nel Mediterraneo, che svegliano una coscienza politica riconoscentesi tale solo quando i media internazionali la illuminano con le loro cronache; l’Europa prova ad intervenire in affannoso aiuto dei migranti con fondi e navi: logica asmatica e temporanea.
E siamo al terzo tempo, con la Turchia che escogita un altro sistema per qualificarsi incivile – i razzisti direbbero “asiatica” – lasciando sbarcare migliaia di migranti su quella parte di isole del Dodecanneso geograficamente turche (a poche miglia dalle sue coste), ma che appartengono politicamente alla Grecia e quindi all’Europa; alcuni stati scoprono che il principio di Dublino va superato, altri cominciano a costruire muri nazionali di vario tipo alle proprie frontiere nazionali: logica epilettica e schizofrenica.
Quanto manca all’epilogo, con sfascio totale della mezza Europa costruita fino ad oggi? La prolissa affabulazione internazionale degli opinionisti fornisce in merito prognosi generali riservatissime. I seguaci della dittatura del buon senso invece, pur di evitare questo sfascio si accontentano di suggerire una limitata iterapia iniziale, visto che i prodromi cominciano ad essere visibili: logica pragmatica, che avendo riconosciuto il diritto di qualsiasi nazione ad avere dei confini, consiste nel programmarne la difesa e le regole di ingresso per gli stranieri, senza subire l’invasivo tsunami incontrollato di migranti, programmato dall’interesse di faccendieri vari quando non di nazioni prive di dignità istituzionale.
La fortezza Europa ha subito diversi assalti armati nel corso della sua storia.
L’assalto al forziere Europa del 2015, complice la Generalessa Estate, si compie con forme inedite e, dati gli attori e i mandanti, con meno dispendio di mezzi, ma non per questo meno efficacemente.
I migranti non accettati sono scrupolosamente privi di armi da fuoco, ma armatissimi di scafi vari, telefonini, guide, indirizzi da raggiungere, e al pari di soldati invasori che occupano un territorio altrui si muovono per godere, senza alcun titolo di merito, di infrastrutture, assistenza, beni sociali e altro ancora che i residenti hanno conquistato e costruito con secoli di fatica, guerre, sacrifici immani: rubano.
Ecco allora che l’Europa è posta di fronte a una parola che la multi decennale (pelosa) protezione militare degli Stati Uniti ha fatto loro dimenticare: confini. Confini che una volta violati presentano il conto con la disoccupazione aumentata, il disordine sociale e la perdita di identità della nazione invasa; confini che vanno difesi, non solo gli ungheresi, gli svedesi o i tedeschi, ma quelli dell’intero Continente, i confini d’Europa.
Con la Polizia Europea di Frontiera, con le Forze Armate Europee.
Chiusura con maestosa banalità da bar: chiunque parli di “porte aperte” a proposito dell’immigrazione in Europa, sia ascoltato solo dopo che si sarà verificato che lo sono quelle della sua abitazione privata.
Scommettiamo che il facondo demagogo di turno ha il portoncino blindato?
Claudio Susmel
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LA TURCHIA IN EUROPA E’ LA FINE DELL’EUROPA