Revisione del Trattato di Pace del 1947/13

Africa Orientale Italiana,
l’Africa lontana da casa
Heri et hodie

Una particolare gratitudine è dovuta da noi italiani agli estensori del TP47 con riferimento all’art. 33: “L’Italia riconosce e s’impegna a rispettare la sovranità e l’indipendenza dello Stato etiopico”.
La “perdita” dell’Africa Orientale Italiana (Eritrea, Etiopia, Somalia) a seguito del TP47 – ma accettammo in seguito l’Amministrazione Fiduciaria della Somalia fino al 1° luglio 1960 – è da ascriversi infatti senza alcuna ombra di dubbio al guadagno morale che quel trattato portò alla nostra Patria, visto che non è un territorio geograficamente italiano (1) .

Questo articolo richiama inoltre alla mente la miopia dei responsabili della politica estera di Italia e Regno Unito con riguardo alla questione etiopica degli anni ’30, visto che provocarono una pericolosissima crisi europea per effettuare – l’Italia –  o impedire – il Regno Unito – un intervento militare che risultava ormai decisamente fuori tempo massimo per la Storia; miopia aggravata nei responsabili della politica estera di Regno Unito e Francia dato che ancora nel 1956 sarebbero intervenuti militarmente sullo Stretto di Suez.
Visto però che in pieno secolo XXI le navi al largo del Corno d’Africa sono state regolarmente abbordate e catturate dai pirati, sarebbe forse il caso di costituire un nucleo stabile della Marina militare europea con un numero minimo di unità conferite dalle Marine  italiana francese e britannica, considerata la precedente esperienza storica che le relative nazioni hanno maturato da quelle parti.
Ottenuta una concessione territoriale indivisa a tempo determinato, su un’isola al largo delle coste somale, e approntate le indispensabili strutture ricettive aero portuali, queste nazioni potrebbero esercitare una forte azione di dissuasione sul mare e di influenza sul territorio, intervenendo più stabilmente in quelle aree sulle quali imperversano le bande criminali che di volta in volta assumono nomi suggestivi come per esempio a suo tempo “I signori della guerra”. Nomi di cui preferiremmo leggere soltanto nei fumetti di Corto Maltese e non anche nelle sanguinose cronache internazionali dei giornali di tutto il mondo.

Una base multinazionale europea contro l’ipocrisia della politica internazionale che abbandonando quei Paesi a sé stessi in nome di vuoti principi, li lascia risucchiare dalla preistoria.

(1) – Istituto Geografico De Agostini, Calendario Atlante De Agostini 2016 tav. 31, Novara, 2015

“La Turchia in Europa è la fine dell’Europa”    Claudio Susmel  

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