L’Italia in guerra contro Isis senza illusioni: saremo in compagnia, ma soli.
Dubitando ad veritatem
Sembra proprio che l’intervento dell’Italia in Libia nella guerra contro Isis ci sarà.
Auguriamoci che sia effettuato con potenziale autonomia operativa totale; sia cioè in grado di spostare, ritirare e rimpatriare uomini e mezzi in qualsiasi momento, senza dover ricorrere all’aiuto degli Alleati.
Non si sbaglia se si dubita che la Tunisia riesca a sigillare del tutto i suoi confini con la Tripolitania di Libia.
Appare altamente improbabile che ci riesca l’Algeria che con lo scatolone pieno di sabbia e di petrolio ne ha oltre 700.
Che dire delle reali capacità e intenzioni di Niger, Ciad e Sudan circa la sorveglianza delle proprie frontiere settentrionali?
L’afro asiatico Egitto poi, non è chiaro se sia interessato a sigillare i propri confini con il suo vicino interamente africano, oppure a spostarli verso ovest per puntare più da vicino i cannocchiali dei propri generali sui siti petroliferi della Cirenaica di Libia.
La Francia avrà forse truppe di terra a ridosso di confini con il Fezzan di Libia, un rubinetto che potrà aprire e chiudere a suo piacimento per far passare chi o cosa vorrà a seconda dei propri interessi o presunti tali.
I britannico statunitensi infine, grazie alle loro flotte potranno essere velocissimi nel disimpegnarsi, a seconda delle circostanze, per ritirarsi nei loro territori nazionali trans mediterranei; lo faranno curandosi di soccorrere gli altri Alleati?
Le su scritte osservazioni sembrano ampiamente sufficienti per capire che la costituenda coalizione operativa sarà formata da Stati membri che conserveranno gelosamente la propria potenziale indipendenza operativa sul piano militare, perfettamente corrispondente alla propria indipendenza politica e quindi ai propri interessi nazionali; fatto salvo un gran pavese mediatico europeo e transatlantico.
L’Italia deve fare esattamente la stessa cosa: conferire uomini e mezzi alla coalizione ma con l’irrinunciabile principio organizzativo che preveda la potenziale autonomia logistico operativa, sia cioè in grado di spostare, reimbarcare e rimpatriare uomini e mezzi in qualsiasi momento, senza dover ricorrere all’aiuto degli Alleati.
Stia con le sue navi sul mare di nessuno, in acque extraterritoriali, per bloccare armi munizioni e provviste varie in navigazione verso Isis, effettui il controllo aereo del territorio libico invaso dai macellai neri come l’eclisse del buon sole, prepari le incursioni richieste dal Governo di Libia – quelle che vorrà eseguire – salvo però potersi reimbarcare con tutta la ragionevole sicurezza che le operazioni belliche consentono.
Totale autonomia logistico operativa per essere in grado in qualsiasi momento di organizzare una programmata – o improvvisa e indilazionabile – ritirata da acque e terre non nostre senza che sia una rotta, una El Caporett, ma costituisca la logica evoluzione di una strategia che non ha davanti a sé nessuna Vittorio Veneto da liberare ad ogni costo.
Una programmata ritirata di uomini, mezzi e obiettivi perfettamente proporzionati alle proprie capacità militari.
Capacità militari conseguenti a quell’avarissima e ormai decisamente miope percentuale del P.I.L. nazionale destinato alla Difesa.
“La Turchia in Europa è la fine dell’Europa” Claudio Susmel
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DI CHI DESIDERA ESSERE INSERITO NELL’INDIRIZZARIO DI OBLO’
Concordo soprattutto con la sua conclusione. Più e peggio degli altri noi abbiamo il problema della nostra posizione geografica per la quale dobbiamo pretendere anche le più ferme garanzie da chi ha cominciato rompendo il vaso di Pandora.