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Giornalista pubblicista. Cercatore di storia.

Macron e il conflitto nell’Europa dell’Est

Meglio Napoleone III di Napolione I
In Europa pro bono Galliae

20 aprile 2022

La Savoia – territorio transalpino rispetto all’Italia – ottenuta da Napoleone III mediante la collaborazione con un’altra nazione europea è ancora amministrata politicamente dalla Francia, gli immensi territori occupati dall’avventuroso sanguinolento delirio del rinnegato italiano Napolione I con la sopraffazione di altre nazioni europee no.
Nessun europeo pretende la traslazione delle salme napoleonide da e per Les Invalides, ma una più concreta lettura della storia di Francia propedeutica a una più lungimirante politica europea sì.

Oblo’ scrisse a suo tempo che l’unico motivo valido per la Brexit, contro le ragioni della geografia, fosse la previsione di uno scenario di guerra che avrebbe consentito ai britannici unione d’armi e lingua con gli statunitensi: come volevasi dimostrare eccoli insieme senza eccessivi scrupoli nel conflitto russo ucraino che si svolge su parte dell’Europa peninsulare a loro amministrativamente estranea.
La Russia, con incauto ottimismo militare attacca una nazione presunta indifesa come l’Ucraina; che farebbe domani con una Unione Europea senza Forze Armate Federali?
Gli Stati Uniti non si scontrano direttamente con la Russia e precisano un giorno sì e l’altro pure che non lo farà neppure la NATO da loro abbondantemente pilotata; che farebbero domani rispetto a un’occupazione russa parziale di territori europei dell’Est?

Macron ama la sua Francia, nella quale si identifica.
E’ sembrato ultimamente riflettere sull’impotenza più che relativa delle sue forze rispetto ai conflitti economici militari politici d’Europa e del resto del Pianeta.
Come può continuare quindi ad amare di vero amore la sua Francia?
Proviamo a suggerire alcune strade?
Se il seggio permanente della Francia all’ONU venisse rappresentato dall’Unione Europea?, per i primi dieci anni a cominciare dal 2022 da un francese?
Se nelle unità dell’Esercito, della Marina, dell’Aviazione francesi ad armamento nucleare, il vicecomandante fosse per i primi dieci anni a cominciare dal 2022 un europeo di nazionalità non francese?
Se fossero inibiti agli ufficiali francesi non perfettamente bilingui, come a quelli di qualsiasi altra nazione dell’attuale Unione Europea, i comandi superiori nelle Forze Armate?
E ancora altre iniziative improntate a questo spirito: una Francia d’Europa per la Francia, per l’Europa.
Se Macron vuole che il galletto di Francia canti libero, e non serva da cappone all’ennesimo sbarco di anglofoni sul suolo di Francia – le giustificazioni non mancheranno mai – bisogna gli insegni a cantare in più lingue.
E a cantare per primo senza esitazioni ricordando che aspettare la reciprocità è la caratteristica inequivocabile dei mediocri.

E’ da un bel po’ di tempo che l’Europa aspetta il suo Cavour.

“Servizio di leva militare obbligatorio in Italia”  Claudio Susmel

Centenario dello Stato d’Assedio non firmato
1922 – 2022
Memoria Patriae prima vis

Lo spirito Kutuzov russo ucraino

Due errori di Zelens’kyj e due di Putin
Per pontes hostes in fuga convertere

16 aprile 2022

Al nemico che fugge ponti d’oro.

Un errore di Zelens’kyj: bombardare due piccoli territori russi non ha minimamente giovato alle forze ucraine né tantomeno alla loro immagine – che resta comunque confermata – di Nazione aggredita nel conflitto in corso russo ucraino.
Stante la ritirata dei russi dai territori ucraini del nord, lo spirito di Kutuzov si sarebbe guardato bene dal provocarli ma ne avrebbe al massimo sollecitato la retroguardia, e avvantaggiato il loro viaggio lontano dalla capitale Kiev.

Un secondo errore di Zelens’kyj: bombardare la nave ammiraglia della flotta russa nel Mar Nero non ha demolito la capacità offensiva complessiva delle flotte russe contro il litorale e le città ucraine, e ha comunque colpito un mezzo militare che viene internazionalmente considerato territorio della nazione che vi inalbera bandiera, figurando anche in questo caso come aggressore.
Stante il mancato bombardamento massiccio di Odessa, lo spirito di Kutuzov si sarebbe guardato bene dal provocare la Marina Russa, tra l’altro anche con squillanti filatelici proclami di vittoria che miopi falchi russi possono mostrare ai propri concittadini incitandoli a vendetta.

Un errore di Putin: rilevate le minacce di conseguenze per gli episodi su descritti da parte di autorità e commentatori vari russi, avrebbe potuto – e può ancora – contraddirli, presentandosi come il Presidente di una nazione aggredita, tatticamente, che non reagisce alle provocazioni. Avrebbe potuto – e può ancora – chiedere due sistemi di difesa antiaerea alla Unione Europea e o alla NATO per i due centri russi bombardati: provocazione?, non sono queste due organizzazioni pronte a difendere gli aggrediti?
E’ quello che farebbe lo spirito di Kutuzov, che seppe resistere nel complesso della guerra del 1812 alla puerile aggressività del suo Imperatore Alessandro contro l’invasione delle armate guidate dal rinnegato italiano Napolione Buonaparte, e alle sue provocazioni.

Un secondo errore di Putin: dopo il bombardamento della sua nave Ammiraglia nel Mar Nero, avrebbe potuto – e può ancora – allontanare quella flotta dalle coste ucraine. Recuperando così parecchia considerazione da parte del Pianeta intero preoccupato dalle minacce di guerre nucleari, che lentamente si tradurrebbe per lui e il suo popolo in benefici a medio e lungo termine molto concreti.
E’ quello che farebbe lo spirito di Kutuzov, cui importò nulla del nemico, e dei suoi territori – provvide a morire prima di valicare verso occidente i confini russi – ma solo di evitare il servaggio alla sua Patria ricca di Storia e di Letteratura.

Che gli auguri di Buona Pasqua aiutino i popoli slavi del nord a risorgere dai peccati d’orgoglio che portano solo morte, come già negli anni ’90 del secolo scorso tra i popoli slavi del sud (slavi jugo).
Che gli auguri di Buona Pasqua aiutino i polacchi e i britannico statunitensi a non soffiare sul fuoco facendo tracimare la guerra oltre i confini attuali.

 “Servizio di leva militare obbligatorio in Italia”  Claudio Susmel

Centenario dello Stato d’Assedio non firmato
1922 – 2022
Memoria Patriae prima vis

Cosa farà di più la NATO per difendere i confini d’Italia?

Il bilancio italiano prima di tutto
per la difesa delle Alpi
dell’Adriatico 
e del Canale di Sicilia
Non longe a Patria nostra

12 aprile 2022

Gli ucraini restando sul proprio territorio resistono all’invasione di una nazione enormemente più estesa territorialmente della loro, più ricca, più armata.
Seguiamo noi italiani il loro esempio fornito alla cronaca, e quelli rintracciabili nella nostra storia più intelligente, fortificando innanzi tutto la difesa del nostro territorio, e preparandoci a combattere non lontano dalla nostra Patria Italia.

Il Presidente del Consiglio Italiano del Regno Francesco Saverio Nitti (1919 – 1920), rifiutò l’invito rivoltogli dagli Alleati di inviare una spedizione italiana in Georgia; patriota attento ai bilanci dello Stato capì che, nonostante la enorme Vittoria sul campo (1918), i costi della logistica di una spedizione così lontana da casa era, a prescindere da qualsiasi altra considerazione morale o politica, insostenibile per la sua e nostra Patria Italia.
Il Presidente del Consiglio Italiano del Regno Giovanni Giolitti (anche 1920 – 1921) sgombrò le zone albanesi occupate dall’Italia tranne l’isolotto di Saseno; patriota che avrebbe aborrito l’azzardo politico e militare per tutta la sua vita, conosceva i conti dello Stato come quelli delle sue proprietà agricole minuziosamente annotate sul suo taccuino personale, e non si curò delle critiche dei connazionali, ancor meno di eventuali complimenti interessati degli Alleati.
Il colonnello del Regio Esercito Gabriele D’Annunzio, spacciato per avventuroso guerrafondaio da una storiografia indegna di questo nome, liberò Fiume limitandosi a qualche prudente spedizione su ridottissimi territori giuliano dalmati situati nei dintorni della città quarnerina; patriota che rischiò decine di volte la sua vita in terra mare e aria durante la nostra Quinta Guerra d’Indipendenza (1915 – 1918), profuse a beneficio di moltitudini di utenti, evidentemente interessate a consumarle in solitudine, propagandistiche prolisse nubi eroico onirico erotiche di vario tipo, ma si guardò bene dall’intraprendere imprese lontane da Fiume: il poeta era un ufficiale che conosceva bene i costi della guerra.
L’Italia repubblicana abdicò alla sua Amministrazione Fiduciaria sulla Somalia ottenuta col Trattato di Pace del 1947 – non sulla vicina Libia –  il 1 luglio 1960, sei mesi prima della sua scadenza giuridica internazionalmente garantita; si rese conto che il rapporto costi benefici era palesemente sfavorevole alle finanze dello Stato e non potenziava in alcun modo la sua politica internazionale.

Ora la NATO pressa per l’aumento delle nostre spese militari.
Valutato l’opportuno doveroso incremento annuale progressivo al netto delle critiche del demagogo di turno, auguriamoci da parte nostra che Presidente del Consiglio, Ministro degli Esteri, Ministro della Difesa, futuro Ministro degli Interni, e Parlamento intero, ricordino che Alpi e Mediterraneo sono i nostri confini naturali e che abbiamo il panslavismo – mai tramontato salvo diversa aggettivazione zarista sovietica russa – a nord est, i turchi – alleati NATO? – in Tripolitania e i russi in Cirenaica: la NATO deve fare di più anche per proteggere questi confini.
L’Italia in passato, pur subendo le pressioni degli Alleati di turno, dei Cobelligeranti occupanti di turno, seppe ritagliarsi più che discreti margini di manovra.
L’Italia può farlo anche oggi.
Destini uomini e mezzi e denaro alla difesa delle Alpi, dell’Adriatico. e del Canale di Sicilia.
Non volendo essere una nazione serva, non potendo essere una grande potenza, è doveroso faccia di tutto per costruirsi rinforzarsi difendersi come una dignitosa media potenza che combatta per sé,  nel rispetto delle alleanze, non lontano da casa.

Come fece sul Piave: vincemmo per noi, per tutti, prima di tutti.

“Servizio di leva militare obbligatorio in Italia”  Claudio Susmel

Centenario dello Stato d’Assedio non firmato
1922 – 2022
Memoria Patriae prima vis