La Dichiarazione Tripartita del 20 marzo 1948

Gli Alleati occidentali
chiedono la restituzione all’Italia
del Territorio Libero di Trieste  

Con la Dichiarazione Tripartita del 20 marzo 1948, Stati Uniti, Regno Unito e Francia chiesero la restituzione all’Italia dell’intero Territorio Libero di Trieste.

Il T. L. T., istituito sulla carta dal Trattato di Pace del 1947 con gli articoli 4, 21 e 22 ma mai realizzato, avrebbe dovuto comprendere una sua settentrionale “Zona A” già amministrata dagli anglo statunitensi e una sua meridionale “Zona B” già amministrata dagli jugoslavi.
La solidarietà dei governi statunitensi, britannici e francesi con la ex cobelligerante, così platealmente manifestata nel 1948 con la richiesta di restituzione dell’intero T. L. T., divampò per l’imminenza delle elezioni politiche italiane dello stesso anno e per la paura di un’avanzata russa in Occidente, salvo spegnersi in seguito per compiacere la Jugoslavia, che aveva respinto la richiesta di restituzione all’Italia dell’intero  T.L.T., al fine di tenerla lontana dall’Unione Sovietica.
Quando la situazione politica internazionale cambia, tra le nazioni cambiano in tutto o in parte anche i rapporti bilaterali, e a quanto pare anche quelli quadrilaterali. Visto però che la discontinuità dei rapporti internazionali non riguarda solo la storia ma anche la cronaca, sarebbe forse opportuno interrogarci sulle possibilità reali di riacquistare all’Italia i territori istriani compresi nella ex “Zona B” del T. L. T., senza compromettere la stabilità dell’intera Nazione con azioni velleitarie.

Qualcuno potrebbe però ritenere che queste argomentazioni attengano a conflittualità confinarie da relegarsi nell’archivio del Novecento.
Già.
E in Crimea?

Claudio Susmel

17 marzo 1861

Nascita del Regno d’Italia

Il 17 marzo 1861 nasceva il Regno d’Italia.

A far data dai moti del 1821 e conteggiando la Prima e la Seconda Guerra d’Indipendenza (1848, 1859) ci sono voluti quaranta anni di diplomazia e di sangue per ottenere quella che ancora oggi viene impropriamente chiamata l’Unità d’Italia, quando invece anche dopo le successive Terza, Quarta e Quinta Guerra d’Indipendenza (1866, 1870, 1915), l’Unità d’Italia sarebbe rimasta incompleta perché priva della Corsica, del Canton Ticino, del Canton dei Grigioni e delle Isole Maltesi, per citare solo alcuni dei territori geograficamente italiani più rilevanti.
Inoltre il Trattato di Pace del 1947, seguito alla sconfitta subita nella Seconda Guerra Mondiale, ci avrebbe imposto la perdita del versante orientale di più valichi sul fronte alpino occidentale, della maggior parte della Venezia Giulia, e di quei pochi chilometri quadrati di Dalmazia che eravamo riusciti a ottenere con la Quinta Guerra d’Indipendenza.

17 marzo 2014, centocinquantatre anni dopo la nascita del Regno, ai cittadini della Repubblica che vogliano completare l’Unità d’Italia il lavoro non manca.

Claudio Susmel

L’accoglienza razionale

Un vocabolario
per la primavera dell’immigrato

Con il bel tempo di primavera gli sbarchi di immigrati sulle coste italiane saranno più frequenti.
Prepariamo anche i vocabolari, non solo le coperte e le razioni alimentari d’emergenza.

Diversi servizi televisivi ci hanno proposto le lamentele di alcuni immigrati per la permanenza non operosa di oltre un anno in centri organizzati dal nostro Governo; lamentele pronunciate in varie lingue, molto raramente in quella del contribuente italiano.
Oltre alla coperta e alla razione alimentare d’emergenza dovremmo dare loro, al momento dello sbarco,  anche un  vocabolarietto d’emergenza; di quelli che non superano il chilo di peso ma che offrono la possibilità di imparare le parole più semplici della lingua italiana.
Imparandone due o tre al giorno, in poco tempo riempirebbero la loro valigetta semantica d’emergenza.
Per il Governo non dovrebbe inoltre risultare eccessivamente oneroso organizzare, già nel primo centro di accoglienza, alcune salette e degli insegnanti che elargiscano il supporto indispensabile perché l’immigrato metta ordine nella sua valigetta piena di parole, riuscendo ad esprimersi in italiano come uno scolaro del primo anno di scuola dell’obbligo.

Se invece l’immigrato rifiutasse di imparare l’italiano preferendo l’inglese, lo si accontenti senza esitazioni, ritirandogli il vocabolario e fornendolo di carta nautica utile per lo sbarco a Gibilterra.

             Claudio Susmel