27 gennaio, Giorno della Memoria

Il silenzio degli innocenti

Quale categoria di morti ammazzati va ricordata il 27 gennaio?
Esistono degli esseri umani assassinati, per la sola colpa di essere di religione o nazionalità diversa da quelle dei loro governanti, meritevoli di maggiore compassione rispetto ad altri?

Il 27 gennaio, Giorno della Memoria, ha ricordato quei bambini ebrei nostri concittadini che non sarebbero mai diventati adulti solo perché di religione ebraica, e ha ricordato anche quegli adulti ebrei nostri concittadini inviati nei campi di concentramento, nonostante tanti loro correligionari fossero morti combattendo nelle guerre risorgimentali per l’unità d’Italia.
Morti ammazzati andati verso il Dio da loro onorato, passando per un camino.
Si può parlarne solo il 27 gennaio, Giorno della Memoria, o anche il 10 febbraio, Giorno del Ricordo, dedicato ai martiri delle foibe, quegli altri nostri concittadini uccisi dalle truppe jugo slave del criminale di guerra Tito?

Due giorni distinti per la commemorazione ufficiale di vittime italiane ugualmente innocenti.
Per fortuna restano a disposizione degli italiani di buona volontà altri 363 giorni nel corso dell’anno, perché la memoria collettiva nazionale ricordi insieme quei morti ammazzati costretti a un silenzio prematuro.
Il silenzio degli innocenti.

Claudio Susmel

Calendario Atlante De Agostini 2014

In Italia 198 abitanti per chilometro quadrato, in Libia 4.
Che fare? 

Il Calendario Atlante De Agostini 2014 ci informa che in Italia ci sono 198 abitanti per chilometro quadrato.
In Libia 4, in Somalia 15, in Eritrea 46, in Tunisia 66, in Senegal 69; per citare solo alcuni dei paesi di provenienza dei profughi extracomunitari.

Si parla della carità doverosa da parte dei paesi ricchi a favore di quelli poveri: d’accordo.
Noi siamo ricchi di opportunità di lavoro – o lo eravamo – al confronto delle nazioni succitate, dovremmo dunque condividere con quelle una qualche percentuale della nostra ricchezza.
Noi siamo poveri di terra al confronto delle stesse nazioni, dunque quelle dovrebbero condividere con noi una qualche percentuale della loro ricchezza.
Del sistema coloniale che prevedeva uno sfruttamento sistematico delle terre conquistate, bisogna buttar via “l’acqua sporca”: l’invasione e lo sfruttamento, e far rinascere “il bambino”: l’emigrazione di famiglie e professionalità verso nazioni a bassa densità demografica.
E’ necessario concepire dei piani statuali per diminuire lo squilibrio demografico tra nazioni ricche entrambe ma di beni diversi, affiancandoli alle lodevolissime iniziative dei missionari religiosi e laici senza frontiere, che portano i propri corpi e la propria professionalità dove c’è ricchezza di spazio e povertà di conoscenza.
Si eviterà così che prima o poi qualche nazione sovrappopolata cerchi nuovamente di risolvere lo squilibrio con la forza. Le teorie degli “spazi vitali” non sono un’esclusiva del ventesimo secolo, nel quale per altro non tutte le nazioni che hanno tentato di tradurle in pratica hanno fallito, basti ricordare la perdurante invasione del Tibet effettuata dalla Cina.

Se le nazioni meno popolate dovessero negare all’Italia, all’Unione Europea, la loro collaborazione finalizzata al riequilibrio demografico, dovremmo replicare bloccando l’immigrazione dei loro cittadini in Italia, nell’Unione Europea.
Con quali modalità?

Claudio Susmel

Centenario della Quinta Guerra d’Indipendenza

La crociera del Cavour

Il Cavour è in crociera per mari lontani.
Vetrina galleggiante  della tecnologia italiana.
Nulla da obiettare.
Ma a poco più di un anno dal centenario della Quinta Guerra d’Indipendenza Italiana (1915 – 1918), il nome che porta nave Cavour ci fa pensare ad un’altra crociera.
Più vicina alle nostre coste.

Imbarco di una rappresentanza della nave sugli aerei di bordo e volo, se tecnicamente possibile, fino a Torino, prima capitale dell’ultimo Regno d’Italia fin’ora battezzato dalla Storia (1861). Restituzione della visita da parte di una rappresentanza della municipalità torinese con il loro arrivo sul ponte del Cavour ormeggiato nel porto di Genova.
Partenza dell’ammiraglia della nostra flotta e sua navigazione nelle acque liguri fronteggianti lo  Scoglio di Quarto, da dove partirono (1860) i Mille di Garibaldi.
Sosta in un porto della Toscana o nelle sue vicinanze, con una rappresentanza della nave inviata, con gli aerei di bordo se tecnicamente possibile, a Firenze, seconda capitale d’Italia (1864). Restituzione della visita da parte delle autorità municipali fiorentine con il loro arrivo sul ponte del Cavour.
Sosta in un porto del Lazio o nelle sue vicinanze e stesse modalità di rappresentanza reciproca effettuate in Toscana, con Roma, capitale d’Italia dopo il vittorioso esito della Quarta Guerra d’Indipendenza Italiana (1870).
Arrivo della portaerei – era ora che questo tipo di nave venisse ufficialmente chiamata così – a Cagliari, ricovero degli italiani Savoia del Regno di Sardegna cacciati dalla Penisola dall’italiano Napolione di Corsica, ma che dal rifugio isolano di Cagliari avrebbero ripreso il cammino (1815) verso l’accrescimento di quel regno sardo piemontese che sarebbe diventato l’attuale Repubblica Italiana.
Marsala, Stretto di Reggio e Messina, Ancona, Venezia, Trieste.
Chi scrive farebbe proseguire il Cavour anche per Pola, Fiume, Zara, Sebenico e Spalato,  ma forse i croati di lingua croata non sarebbero d’accordo; in questo prevedibile caso il Cavour potrebbe sostare a Trieste per il tempo ritenuto utile dalle autorità militari e civili, e consentito dai tagli imposti al bilancio della Difesa.

Insomma, la crociera per il centenario della Quinta Guerra d’Indipendenza, quella guerra che avrebbe ottenuto la riunificazione del più alto numero di territori naturali italiani mai raggiunto prima dall’Italia nella sua storia contemporanea.
Per una nave che si chiama Cavour, l’itinerario suggerito sembrerebbe quello più ovvio.

 Claudio Susmel   

ARAGON MAUS E IL MERCATINO DEI LIBRI
  NELLA PAGINA 
  "AI CONFINI DELLA REALTA'"