10 novembre 1975

Il Trattato di Osimo
e l’immigrazione

Col Trattato firmato il 10 novembre 1975 a Osimo e ratificato  il 3 aprile 1977 a Belgrado, il riacquisto politico amministrativo ottenuto nel 1954 della “Zona A” (includente Trieste) evolve in annessione statuale, ma con contestuale perdita anche a titolo giuridico e non solo di fatto della “Zona B” (includente Capodistria); i confini politici italiani assumono i contorni attuali.
Con gli accordi di Osimo torna all’Italia anche il versante orientale della vetta del Monte Sabotino, indebitamente occupato dagli slavi del sud in violazione del Trattato di Pace del 1947.

Nei primi anni ’90 del secolo scorso il Governo italiano accettò ufficialmente la Slovenia come erede nei trattati internazionali della ex Iugoslavia; ci furono polemiche sulla stampa circa la necessità di rinegoziare con la Slovenia il trattato di Osimo che era stato firmato con la Jugoslavia, ma non se ne fece nulla. L’Italia infine non si oppose all’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea.

Dal 1975 in poi non abbiamo più ottenuto alcuna revisione dei confini stabiliti col Trattato di Pace del 1947, non vi è più stata nessun’altra tappa di avvicinamento al completamento dell’unità d’Italia.
Contestualmente al mancato riacquisto dei territori geograficamente italiani persi col Trattato di Pace del 1947 si è permessa inoltre l’immigrazione di ben oltre quattro milioni di stranieri.

Si profila un futuro di letti a castello.

Claudio Susmel

4 novembre

La Festa delle Forze Armate
senza i Marò

Il 4 novembre festeggiamo l’unità d’Italia, incompiuta perchè ancora priva di tante Provincie geograficamente italiane.

Festeggiamo anche le Forze Armate, a ranghi ridotti perchè senza i due Marò ancora costretti in India. Eppure sono proprio loro che hanno diritto a festeggiare una Vittoria così lontana nel tempo (1918), che viene ricordata ancora solo e proprio per l’abnegazione di soldati come i nostri due Fucilieri di Marina.
Due soldati italiani che hanno rischiato la vita per noi e la rischieranno ancora ogni volta che la Nazione glielo chiederà.
Che continuano a rispettare le decisioni di un Governo che non li ha ancora riportati in Italia, nonostante una legge di stabilità che, se strategica, dovrebbe qualificare di primaria importanza l’obiettivo del loro rientro in Patria.
A che punto sono le trattative per liberarli?

Auguriamoci che la lieve ebbrezza del vino novello di novembre non ce li faccia dimenticare.
Perchè il popolo che dimentica i propri soldati non ha diritto di esistere.

Claudio Susmel