Matinèe britannica al Vallo di Adriano

Molto rumore per una sceneggiata di periferia

Il referendum tenutosi in Scozia per decidere se smettere o meno di valicare il Vallo di Adriano senza cambiare bandiera di appartenenza statuale, ha dato il suo esito scontato: ha vinto il no.

La Regina Elisabeth, il premier Cameron, banche, imprenditori di successo, e presumibilmente anche gran parte degli appartenenti alla classe media scozzese non desiderosa di mettere a rischio la propria tranquillità economica, hanno pensato bene di dipingere un foschissimo quadro economico e politico conseguente alla eventuale vittoria degli indipendentisti. E lo hanno messo in primo piano sul nebbioso ma non ottuso palcoscenico del nord, inducendo così gli anglofoni indecisi tra lo yes all’indipendenza e il no, ad optare per lo statu quo.
Insomma, esercitate pure il democraticissimo diritto al referendum popolare, ma se volete che il risultato sia indolore non cambiate nulla; restate insieme anche se non vi amate, perché a separarvi stareste molto ma molto peggio.

Ognuno spende i propri soldi e il proprio tempo come vuole.
Però la recente aggressività della superpotenza nucleare della Russia con oltre 142 milioni di abitanti, l’incremento delle spese militari di oltre 1.300.000 milioni di cinesi, la crescente presenza sui mercati internazionali di nazioni come l’India con oltre 1.210.00.000 di abitanti – e tralasciamo di proseguire l’elenco – avrebbero potuto suggerire maggiore buon senso ai nostri concittadini europei britannici infra aut ultra Vallum, inducendoli a leggere meno Kipling e a interrogare di più l’atlante geografico, così da non perdere tempo in consultazioni che risultano avere un perimetro eccessivamente ristretto sul palcoscenico planetario.
Avrebbero evitato così alla loro sceneggiata di periferia di diventare facile soggetto di una barzelletta incessantemente aggiornata nel tempo a seconda delle circostanze geopolitiche:
Riferiscono a Mao che la Scozia vuole dichiarare guerra alla Cina. Mao si accomoda meglio sulla sua nuvoletta, scruta a lungo la Terra, chiede dove si trovi quella nazione. Glielo spiegano. Annuisce e interroga: “Quanti sono gli scozzesi?” Gli rispondono che sono poco più di cinque milioni. Domanda: “In che albergo alloggiano?”

Claudio Susmel

21 settembre 1964, l’indipendenza delle Isole Maltesi

Tra i due litiganti
i piccoli non godono

Le isole maltesi (Gozo, Comino, Cominotto, Malta e Filfola) sono parte geograficamente integrante dell’Arcipelago Centrale Italiano; 315 chilometri quadrati circa che emergono a sud di Capo Scalambri in Sicilia.

Sono state romane.
Nel corso dei secoli le hanno prese diversi eserciti stranieri: ianua Italiae senza adeguata serratura.
La Francia le occupa nel 1798, e Ferdinando Re di Napoli e di Sicilia le dichiara guerra. Intervengono in soccorso di Ferdinando i britannici, che sbarcano nelle Isole;  con la pace di Parigi del 1814 però, le nordiche lontane isole britanniche ottengono la sovranità sulle meridionali mediterranee isole maltesi: il soccorso non era stato dato a titolo gratuito.
Le isole maltesi diventano indipendenti il 21 settembre 1964, conservando come Capo dello Stato il monarca britannico. Raggiungono l’indipendenza piena solo il 13 dicembre 1977, quando diventano una Repubblica, con un Presidente eletto tra i suoi cittadini.

Britannici e francesi si erano combattuti per mezzo Pianeta, e nel Mediterraneo a fungere da facile bottino per il vincitore erano state alcune regioni degli staterelli italiani disuniti, come le Isole Maltesi, la Corsica, e altre ancora.
Una vecchia storia quella del particolarismo statuale italiano, che nel corso dei secoli si ripresenta sotto le maschere semantiche più disparate; macroregione è quella scelta per il XXI secolo dai politici mediocri, che per brillare di luce propria hanno da sempre un’unica possibilità: ridurre il palcoscenico territoriale su cui muoversi.

Claudio Susmel

I Bersaglieri e la IV Guerra d’Indipendenza

Il fez di tutti gli italiani

Dopo quelle del 1848, 1859 e 1866, nel 1870 arriva per l’Italia la Quarta Guerra d’Indipendenza.
Napoleone III perde la sua guerra contro Bismark, e l’Italia non dovendo più temere l’intervento delle truppe francesi a difesa del potere temporale del Papa, può annettersi quello che resta dello Stato Pontificio (un territorio corrispondente più o meno all’attuale Lazio).

Il 20 settembre del 1870 i bersaglieri entrano a Roma attraverso la breccia di Porta Pia, e il loro fez democratico – di due colori (cremisi e azzurro), non di uno solo  – dà agli italiani dello Stato Pontificio patria e democrazia, e toglie alla Chiesa Cattolica il superfluo terreno, così che per l’Italia si realizza il programma cavouriano “Libera Chiesa in libero Stato”, mentre i confini della Chiesa Cattolica risultano comprendere ciò che durante la passeggiata nel suo giardino aveva Charles Francois Bienvenu Myriel, vescovo di Digne, personaggio fondamentale del libro “I miserabili” di Victor Hugo, e cioè: … alcuni fiori sulla terra e tutte le stelle nel cielo.

L’11 febbraio 1929, un altro bersagliere, sostituito il fez democratico policromo con il fez dittatoriale monocromatico (nero), firmerà con la Chiesa Cattolica un … ma questa è un’altra storia, e il calendario ci suggerisce di parlarne a febbraio.

Claudio Susmel