Ugone d’Arborea, Pasquale Paoli e Giuseppe Garibaldi

Zio Peppino

Ugone d’Arborea – il territorio arborense coincideva in buona parte con l’attuale provincia di Oristano – favorì nel 1323 lo sbarco degli aragonesi in Sardegna, perché pare si sarebbe accontentato di diventare per conto loro Viceré di tutta l’isola, allora divisa in potentati, uno dei quali retto da lui. Andò a finire che Viceré non lo divenne mai, e gli aragonesi, divenuti poi spagnoli per loro successivi assemblaggi iberici, schiavizzarono l’intera Sardegna fino al 4 agosto 1720.

Pasquale Paoli di Morosaglia – cittadina nel nord est della Corsica – dopo avere combattuto i francesi, da cui fu sconfitto nel 1769, favorì nel 1794 l’avanzata degli inglesi sul territorio corso, perché pare si sarebbe accontentato di diventare per conto loro Viceré di tutta l’isola. Andò a finire che Viceré non lo divenne mai e alla fine tornarono i francesi, che ancora occupano la Bellissima.

Giuseppe Garibaldi di Nizza combatté per gli italiani, accettando (non senza lamentarsene) che la sua città natale venisse ceduta alla Francia, e conquistando sette delle attuali regioni italiane, che, lui repubblicano, consegnò poi al Re Vittorio Emanuele pur di conseguire l’unità d’Italia. Andò a finire che il 17 marzo 1861 nacque il Regno d’Italia, e il Generale Garibaldi si ritirò a Caprera, senza mai ambire a nessuna carica di Viceré, avendo in compenso contribuito grandemente a dare all’Italia un Re italiano, non spagnolo, francese, o inglese.
Non lavorò per diventare lui solo un mezzo re, ma perché noi tutti diventassimo cittadini interi.

Ecco perché siamo tutti nipotini di Giuseppe Garibaldi.
Zio Peppino.

Claudio Susmel

La crisi in Ucraina

Il fiume Dnepr delimiti le zone d’influenza degli Stati Uniti e della Russia

In Ucraina sono in corso delle battaglie tra ex sovietici ucraini ed ex sovietici russi; dobbiamo evitare che scoppi la guerra tra Stati Uniti e Russia.

Quando l’Ucraina si è mossa per condividere la stessa organizzazione politica della Comunità Europea, la Russia ha invaso la penisola di Crimea, che aveva ceduto negli anni Cinquanta del secolo scorso all’Ucraina, Stato con il quale condivideva l’organizzazione multinazionale dell’Unione Sovietica.
Stando ai vari focolai di guerra in corso sembra che vi siano ucraini desiderosi di separare parte dei territori orientali dell’Ucraina per annetterli alla Russia e che vogliano ottenere la continuità territoriale e statuale tra la Crimea e la Russia.
Sembra anche che per conseguire questo obiettivo, l’euro asiatico orso russo loro alleato non voglia trasformare in un cimitero l’intera Ucraina, accontentandosi di piegare il diritto internazionale quanto basta per ottenere parte dei suoi scopi.

Chi scrive crede che gli Stati debbano avere per quanto possibile confini naturali, determinati cioè prevalentemente da monti e vie d’acqua; principio di confinazione questo da tener presente anche tra la Russia e l’Ucraina, ma che non è certo possibile perseguire integralmente in questo momento. E’ possibile però tenere conto del principio generale anche nel definire aggiustamenti confinari temporanei ma urgenti, utili ad allentare la tensione tra gli attuali belligeranti.
Qualunque assetto territoriale assumerà l’Ucraina, è certo che le organizzazioni internazionali e il Governo ucraino debbano assicurare le dovute garanzie per le minoranze etniche che vogliano restare nei territori storici di residenza dell’intera Ucraina, e forti autonomie amministrative per le maggioranze russofone dell’est che restassero inglobate nello Stato ucraino. Lo facciano in tempi ragionevolmente veloci, perché quella attuale sembra una pace fraudolenta – le interruzioni in corso dell’ultima tregua fissata ne sono un esempio – durante la quale sanzioni, vendette e ammazzamenti reciproci imperverserebbero a lungo.

L’obiettivo però  più impellente e irrinunciabile di tutti da raggiungere, ancor più della fine delle pur sanguinose e preoccupanti battaglie russo ucraine, è tenere lontani tra loro Stati Uniti e Russia, perché uno scontro tra essi sarebbe la guerra, non una battaglia.
A questo proposito, costi quel che costi, la presenza o la “assistenza” militare degli Stati Uniti e della NATO agli ucraini desiderosi di integrarsi in un qualche modo alla Comunità Europea deve essere tenuta e garantita solo a ovest del corso ucraino del fiume Dnepr, concordando cioè una buona misura di chilometri d’acqua, non facilmente valicabile dall’esagitato di turno, quale limite certo delle zone d’influenza tra le due superpotenze nucleari, per evitare che scivolino sulla classica buccia di banana, facendo esplodere l’intero Pianeta.

Comunque vadano le cose, in futuro sarà bene usare un po’ più di prudenza nel pianificare l’espansione della Comunità Europea a est, perché a est c’è un’altra comunità europea, quella euro asiatica, che confina via terra con la più parte delle nazioni della prima, mentre il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno il mare e gli oceani tra sé e la Russia, e forse per questo si agitano con minore prudenza.
Minore prudenza che potrebbe però rivelarsi fatale anche per essi oltre che per il resto del Pianeta, visto che le V2 della Seconda Guerra Mondiale hanno dimostrato già settanta anni fa che per invadere il territorio anglosassone non è più indispensabile sbarcare i propri soldati sulle coste del Kent.                                                                                      

                                                                                                     Claudio Susmel