Giorgia Meloni prima del Quirinale

Mattarella, Draghi, Figliuolo,
il prossimo Ministro degli Interni
e il prossimo Ministro degli Italiani all’Estero.
Locorum per angustias pro bono Italiae

10 dicembre 2021

Come ampiamente previsto.
La mediatica verbosissima zuffa per far salire al Quirinale tizio o caio è già da tempo iniziata, facendo tornare il sorriso su folle di commentatori digiunissimi di economia, che sanno però quanti voti presero Tizio o Caio nel Novecento per l’elezione del Presidente della Repubblica Italiana; al pari di tanti parlamentari anche loro temono di perdere il posto di lavoro o di vederne ridimensionate le funzioni.
Cordiali visite di cortesia degli eredi di nemici politici una volta acerrimi, e contestuali proposte di candidature di un partito politico all’esponente di un altro partito politico: movimenti tutti molto edificanti se confrontati con l’odio politico talvolta sanguinolento di anni passati, ma che non profumano di sincero generoso buon vino prodotto per la collettività nazionale, quanto di mesto mosto che puzza un po’di piedi in marcia e gara verso l’unico colle.

Molto si scrive sui sondaggi della prevista ascesa di Giorgia Meloni verso la guida del Centro Destra e conseguentemente verso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ove non disponibile Draghi; pur di raggiungere questo scopo viene propugnata la candidatura di Berlusconi al Quirinale e le elezioni anticipate.
L’Onorevole Meloni non persegua questo scopo, non con questi tempi e mezzi nefasti per la salute fisica ed economica d’Italia.
Agganci invece il suo vagoncino di fedele servitore – grazie per il consenso che indovino per lo scrivere servitore e non  servitora – al treno autenticamente patriottico della competenza politica e professionale guidato dall’organizzatore giuridico Mattarella e dal coordinatore economista Draghi, che hanno proficuamente agganciato il vagoncino colmo di professionalità del Generale contra Covid Figliuolo, e presto, auguriamocelo, quello di Ministro degli Interni con titolare Minniti o Salvini.
Come?

Nel simbolo del partito presieduto da Giorgia Meloni c’è una fiammella che in tanti non abbiamo mai votato, temendo alimentasse nostalgie e dittature fuori tempo, ma che è riuscita proprio per il nostro non voto a indebitarci per ciò che di buono aveva fatto politicamente per decenni: era il simbolo dell’unico partito che continuava a parlarci dell’Istria, di Fiume, della Dalmazia.
Se il presidente di Fratelli d’Italia non vuole traghettare quel simbolo da una rappresentanza elettorale democraticamente incerta a un simbolo cimiteriale, lo conduca al suo compimento politico, riprenda a occuparsi degli italiani residenti nelle terre situate al di qua delle Alpi ma non amministrate politicamente dall’Italia, e di tutti gli altri italiani residenti oltre le Alpi: Giorgia Meloni si candidi per la guida del Ministero degli Italiani all’Estero – si chiama così? – e faccia esperienza di Governo difficile, angusto, non popolare, insomma concretamente eroico.
La Donna della Garbatella conferisca al Governo di Unità Nazionale coraggio vero e quotidiano: rinunci ad ambizioni personali, lasci che le perseguano vacui patetici tribuni del secolo scorso, e riprenda a tessere la tela del rinnovato Risorgimento Italiano, prima monarchico ora repubblicano, festinando lente con Tajani, l’unico che recentemente abbia gridato viva l’Istria e la Dalmazia italiane, e con quanti ricordano che il Carroccio della storia ha combattuto per l’Italia, vincendo, contro transalpini invasori.
Siamo in tanti che da decenni lavoriamo per distinguere il bambino dall’acqua sporca, il Risorgimento dall’Imperialismo: Giorgia Meloni ha tutte le capacità professionali per tirare fuori il bambino  del tutto, farlo crescere senza cattive compagnie, amarlo, e farlo amare (1).

(1) – In previsione dei futuri incarichi governativi, si alleni intanto anche ad eliminare le poco eleganti grattatine di capelli e le puliture di labbra con la mano; si sfoghi in privato, come facciamo tutti. 

“Servizio obbligatorio di leva civile in Italia”  Claudio Susmel

Centosessantesimo anniversario dell’Unità d’Italia Incompleta
1861 – 2021
Memoria Patriae prima vis

Mattarella Draghi Figliuolo e il prossimo Ministro degli Interni

Aggiungere un tassello
a un’Italia seria
Augere 

23 novembre 2021

Il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella ha confermato che non si ricandiderà, assicurando così i suoi concittadini circa la durata del suo mandato, per quanto eseguito con impareggiabile misura politico istituzionale e non arida competenza giuridica.
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi sta continuando a fare bene il suo lavoro dentro e fuori i confini nazionali.
Il Generale delle Forze Armate Italiane Francesco Paolo Figliuolo, Commissario Straordinario contra Covid, sta continuando a fare bene il suo lavoro in quella che risulta essere per lui una variante della guerra batteriologica, che deve aver ben studiato conseguendo qualcuna delle sue lauree.
C’è qualcosa di stabile e di serio in Italia.
Gli italiani che non auspicano sedi vacanti per le istituzioni e nei ruoli più importanti della propria Nazione, per poter saccheggiare senza controllo le risorse statali, respirano un po’ di conforto – udite udite – politico.

Non tutti però.
Non gli italiani dell’Alto Adige, del Friuli Venezia Giulia, della Calabria, della Sicilia, della Sardegna.
In queste Regioni, soprattutto, migranti illegali dai continenti extra europei – oltre 60.000 da inizio 2021 – e cittadini europei provenienti da nazioni con un controllo sanitario molto meno efficiente del nostro, costituiscono una autentica minaccia all’ordine economico sociale nel primo caso, di malattia e morte nel secondo.
Che fa il Ministro degli Interni Lamorgese?
Perché il Presidente del Consiglio Draghi non lo sostituisce con l’efficiente ex Ministro degli Interni Salvini?, o con l’efficiente ex Ministro degli Interni Minniti?
Constati il Presidente del Consiglio Draghi quanti tasselli ci sono ancora da aggiungere al quadro serio ed efficiente di una Patria Italia che può non essere seconda a nessun’altra nazione.
Prosegua dunque il suo lavoro il Presidente del Consiglio Draghi e lasci altri a brigare per le elezioni del Presidente della Repubblica Italiana: rompa l’accorto suo silenzio e dichiari la sua indisponibilità a quella candidatura.

Post Scriptum.
Non fa bene alla salute smettere di colpo e del tutto di lavorare: a mandato concluso, l’allora emerito Presidente della Repubblica Mattarella studi una riforma costituzionale che proponga una Repubblica Italiana non più parlamentare ma Presidenziale.
Ci vorrà del tempo, così forse Draghi avrà intanto trovato un ambizioso Vice Presidente del Consiglio.

“Servizio di leva civile obbligatorio in Italia”  Claudio Susmel

Centosessantesimo anniversario dell’Unità d’Italia Incompleta
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Mattarella Draghi e la certezza del mandato

Il Presidente del Consiglio finisca il suo lavoro
Ad sanitatem se convertere

Novembre 2021

Molti invocano Mario Draghi quale futuro Presidente della Repubblica Italiana.
Il Presidente del Consiglio non li ascolti.
Finisca il suo lavoro.
Anche se piacerà ai molti che altrimenti non verrebbero rieletti, perché dispiacerà ai molti che attendono la sua assenza per sguazzare nel torbido dell’incertezza e dell’approssimazione professionale.

Il laureato in giurisprudenza Sergio Mattarella ha anticipato che non si ricandiderà alla Presidenza della Repubblica Italiana, suggellando con la certezza circa la durata del suo mandato una Presidenza accorta e attivissima sul piano politico concessogli dal diritto costituzionale, eppure conscia dei limiti anagrafici, in questo caso non intellettivi, di qualsiasi uomo.
Un Presidente che avverte lucidissimamente il fortissimo desiderio dei cittadini italiani di godere della certezza del diritto, della certezza circa i tempi e i ruoli e l’efficienza degli uomini politici che ha eletto direttamente o con delega.

Il Covid è ben combattuto ma non vinto.
I soldi in prestito dalla Comunità Europea sono ancora da ricevere per la più parte, e ne andrà monitorato l’utilizzo non solo con onestà ma con capacità tecnico giuridica che si fa enorme fatica ad individuare in altri che non sia Draghi, oltretutto esperto di fatto e da decenni delle piazze, e dei corridoi, europei e delle altre istituzioni internazionali.
I cittadini italiani abbiano la certezza della durata del mandato del Presidente del Consiglio Italiano; per altro la vacuità di moltitudini di uomini politici di tutto il Pianeta non impedirà all’economista Mario Draghi di succedere a qualcuno di loro quando saranno indette le nuove elezioni per il rinnovato Parlamento Italiano.
Oppure a mandato concluso, insieme all’allora emerito Presidente della Repubblica Mattarella, potrà studiare una riforma costituzionale che proponga una Repubblica Italiana non più parlamentare ma Presidenziale, quale le turbolenze planetarie bisognose di governo attivo e forte rendono augurabile.

Il Presidente del Consiglio finisca il suo lavoro.
Per guidare e condurre a buon fine una massa monetaria enorme, che non è ancora neppure arrivata se non in piccola parte, e che riusciremo a restituire solo se nei prossimi anni avrà fruttato una almeno equivalente massa monetaria.

"Servizio di leva civile obbligatorio in Italia" Claudio Susmel

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