Covid – 19. Virus e bolle azionarie internazionali

Il Governo e l’Opposizione
per 
l’ unità nazionale
Ubi facta ibi res pubblica

28 febbraio  2019

Mentre il resto del Pianeta mette sotto osservazione clinica – più o meno scientifica – i viaggiatori italiani anche se provenienti dagli oltre 7500 Comuni italiani non contagiati dal virus Corona piuttosto che da quei quindici prontamente isolati dalla autorità dello Stato, i nostri politici discettano sulle forme di Governo da assumere.

E’ piuttosto banale il suggerimento da darsi: l’Opposizione invii il proprio programma volto ad arginare la diffusione del virus al Governo in carica senza chiedere contropartite di alcun tipo.
Non dimenticando il Governo in carica che dopo averci recentemente mostrato un paio di paratie del Mose che levandosi dalle acque ci hanno mostrato non le grazie di qualche botticelliana fanciulla da conchiglia pudorata nelle sue parti più intime, ma piuttosto la disgrazia di uno spreco di risorse economiche approdato al nulla operativo che ci ha consegnato la recente sventura di una Venezia sott’acqua. Per fare un solo esempio.
In nome della decenza politica  non ha perciò davvero alcun motivo per sorridere con sufficienza di una pronta e salda unione operativa con l’Opposizione per superare l’emergenza.

Il tutto senza attribuire al virus Corona lo scoppio della bolla azionaria internazionale.

Servizio obbligatorio di leva civile in Italia”   Claudio Susmel

Il Trattato di Rapallo istituzionalizza lo Stato libero di Fiume
contiguo all’Italia
1920 – 2020
Memoria Patriae prima vis

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RELAZIONE SU “I CONFINI NATURALI D’ITALIA”
PER ASSOCIAZIONI E ISTITUZIONI
A RICHIESTA CLAUDIO SUSMEL  INVIERA’ IL PROGRAMMA 

Covid – 19. Il virus straniero e l’untorello italiano

Partiti nazionali per la difesa dei confini nazionali
Summa contra virum vi

24 febbraio 2020

Anche a voler immaginare una certa enfatizzazione nel descrivere i problemi causati dal virus Corona, questi ci sono; i lutti documentati si conteggiano ormai a migliaia.
Un virus che, mentre potentissimi Capi di Stato litigavano sull’opportunità di far partecipare o meno le proprie nazioni alla costruzione di futuristiche seriche vie ricche per commerci e integrazioni linguistiche e culturali, si è fatto strada per le normali prosaiche vie d’ogni tempo, giungendo in Italia attraverso muraglie cinesi più o meno omertose e catene alpine più o meno sorvegliate.

Nessuno è tenuto al’impossibile, quindi a profetare l’imprevedibile, è certo però che una severa attenzione in più sui confini nazionali doveva e deve essere esercitata.
Ponendo fine al lassismo colposo nella sorveglianza del fenomeno migratorio, al dilapidare di uomini e mezzi militari impiegati lontano dal teatro alpino e mediterraneo. Smettendo di sventolare sul fronte interno la speculare bandiera della globalizzazione, portata con presunzione aberrante da alfieri nazionali che sembrano ignorare il progressivo arroccamento di Cina, Russia, Impero anglosassone (Stati Uniti, Regno Unito post brexit, Australia, Canada e camerieri vari) su assemblaggi nazionali di antica data, appena appena  rimodulati per le necessità del nuovo secolo.
Sarà bene ripescare qualche bambino patriottico buttato via con l’acqua sporca nazionalista del secolo scorso, cercando di ottenere come minimo la più ampia autosufficienza per il fabbisogno alimentare nazionale e facendo sì che in Italia si entri col passaporto, e con un controllo severo che preveda stabilmente una verifica sanitaria sui richiedenti asilo e non solo.

Ciò premesso, che pensare del prossimo politico che di fronte a un ponte crollato a Genova sulla testa della gente, a Venezia sott’acqua, a Taranto sotto cancro, alla peste del Corona virus, fonderà un altro partitino ansioso di raggiungere il 4% dei voti per sterilmente vociferare nelle aule parlamentari?
Che è lui l’untorello che con il proprio impotente egocentrismo operativo contribuisce a lasciare aperte le strade al virus, all’emergenza del momento.
E il legislatore che gli permette l’ingresso in Parlamento il suo mandante.

Il Trattato di Rapallo istituzionalizza lo Stato libero di Fiume
confinante con l’Italia
1920 – 2020
Memoria Patriae prima vis

Servizio obbligatorio di leva civile in Italia   Claudio Susmel

Una flotta più potente per l’Italia

La battaglia navale del Mediterraneo
Mare terram vincit

10 febbraio 2020

Quale Regione italiana si offre volontaria per accogliere il deposito unico nazionale
delle scorie nucleari?
Nessuna.
Non mancano episodi di solidarietà individuale e collettiva tra italiani, ma quando una decisione politica riguarda un territorio circostante di estensione come minimo regionale, ogni Regione italiana difende i propri interessi.
E’ ciò che in ambito europeo è sempre accaduto tra gli stati nazionali, che accade oggi, e accadrà anche domani fino a quando la istituita Federazione Europea non avrà una Difesa comune; lo stato nazionale italiano ha dunque oggi l’interesse ad avere sui mari una sua efficiente potente Marina Militare.
Anche perché attendere che l’attuale Comunità Europea assembli una flotta militare per difendere gli interessi nazionali italiani in Mediterraneo significa aver trascurato la lettura anche del più striminzito dei bignamini di Storia.

La Libia stringe accordi politici con la Turchia – sebbene di nessuna validità giuridica internazionale – per delimitare i confini marittimi tra le due nazioni nel Mediterraneo meridionale centro orientale; l’Algeria vara una zona economica esclusiva nel Mediterraneo meridionale centro occidentale; la Russia consolida e la sua presenza in Siria e quindi nel Mediterraneo settentrionale orientale; trivelle petrolifere di nazioni rivierasche e non proveranno a pompare petrolio e gas nel mediterraneo Adriatico, sott’acqua, dove non ci sono confini visibili, e quindi anche dal territorio sottomarino italiano; l’Egitto si arma per tutelare maggiormente l’area marittima antistante le sue coste nel Mediterraneo meridionale orientale, e a questo proposito pare stia concludendo l’acquisto di due Fregate modernissime dall’Italia.

E’ vero che le due Fregate forse destinate all’Egitto erano in procinto di essere parte della Marina Militare Italiana?
Quale che sia la risposta e soprattutto quale che sia l’epilogo della vicenda, è certo che la non numerosa flotta italiana ha necessità urgente di aumentare il numero delle sue navi non certo  di diminuirle,di aumentare il numero di ore di navigazione in Mediterraneo, le riserve di materiale d’ogni tipo, di combustibile, e di effettivi addestrati e motivati.
Mare nostrum?
No.
Ma non aspettiamo la istituzionalizzazione della Federazione Europea per poter navigare sicuri e tutelare i nostri interessi nazionali in un mare che lambisce tre dei quattro lati dei nostri confini nazionali che tali rimarranno anche in un contesto sovrannazionale europeo.
Se è moralmente doveroso abdicare a una politica imperialistica e a una politica rinunciataria è altrettanto doveroso, e legittimo, tutelare i nostri confini naturali.
Non solo sulle Alpi.

Il Trattato di Rapallo istituzionalizza lo Stato libero di Fiume
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Servizio obbligatorio di leva civile in Italia   Claudio Susmel

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