In Adriatico si apre un’altra prateria per i cosacchi del Mediterraneo

Lo spopolamento della Croazia
Ubi es Italia?

24 gennaio 2020

Più media informano sullo spopolamento della Croazia, che avrebbe oggi circa 4.000.000 di abitanti contro i 4.437.460 rilevati dal censimento del 2001 (1) .
Su una superficie territoriale di 56.594 Km2 corrispondono a 71 abitanti a chilometro quadrato.
Quali le cause di questo spopolamento?, vediamo.

Quando si svolse un plebiscito nel primo dopoguerra (1915 – 1924) nella zona di Klagenfurt per determinarne lo Stato di appartenenza, una parte dei suoi abitanti piuttosto che risiedere nel giovane nuovo assembramento plurinazionale serbo croato sloveno scelse la vecchia Austria, sconfitta e reduce dal club delle grandi potenze europee. Quella artificiosa costruzione politica chiamata poi dal 1929 Jugo slavia (Slavia del sud) che venne edificata e armata con la sponsorizzazione attivissima della Francia nel primo dopoguerra, avrebbe rivelato tutta la sua inconsistente unità geografica, linguistica, religiosa, sociologica, dissolvendosi una prima volta a seguito della sconfitta subita nella guerra del 1941 contro l’Italia, durata appena una diecina di giorni.
Nel secondo dopoguerra (1945 – 1954) 250.000 italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia vennero uccisi o  “sospinti” fuori dai confini della Jugoslavia con una pulizia etnica quotidiana.
La denominazione politica Croazia, a seguito del secondo disfacimento della Jugoslavia avvenuto nei primi anni Novanta del secolo scorso, comprende i territori geograficamente italiani dell’Istria con Fiume, e, secondo altra ipotesi di confine naturale, anche della Dalmazia fino al confine col Montenegro, donde la sua ipertrofia politico territoriale di conseguenza scarsamente popolata a prescindere da altre cause.

Qualche attenuante?, vediamo..
Nel 1915 – 1918 si morì ovunque per la cruentissima Prima Guerra Mondiale (1914 – 1918) e per epidemie e malattie varie, quindi anche nei territori della Croazia; nel primo dopoguerra regnava l’incertezza circa la sorte futura dello Stato dei Serbi – Croati – Sloveni, quindi anche tra i croati residenti nel territorio sloveno o in quelli con esso confinanti donde la preferenza possibile per la cittadinanza austriaca; nella guerra del 1941 morirono i croati come gli altri jugoslavi e gli italiani; nel  secondo dopoguerra dominava il genocida degli italiani Tito.

Nelle guerre del 1993 però, tra serbi e croati prevalentemente, la strage coinvolse solo le comunità nazionali appartenenti alla Jugoslavia, e con i suoi 200.000/300.000 morti fu immensa in termini assoluti e con particolare riferimento allo standard di vita medio europeo.
Nessuna attenuante.

Ancora di più oggi nessuna attenuante e nessun alibi.
Oggi i croati scappano dai territori amministrati politicamente dalla Croazia, indisturbata ai suoi confini politici e al suo interno da oltre 25 anni.
Perché scappano?, da chi?, da cosa?
Stalin, Hitler, Tito, Mussolini sono morti da tempo e con loro sono morte tutte le ragioni di fuga dal territorio politico nazionale, sono morti tutti gli alibi esterni al loro popolo.
Perché i croati scappano dai croati?
Incapacità politco amministrativa nella gestione di un territorio palesemente troppo grande per i suoi abitanti, e a ovest delle Alpi Giulie e Dalmatiche a loro estraneo per geografia e storia?
Senza fondamenta geografico storiche le case nazionali crollano.

In ogni caso lo spopolamento dell’ipertrofico territorio incoscientemente affidato all’amministrazione politica della Croazia è un problema anche per il resto dell’Europa, soprattutto per l’Italia e per le basi dei suoi alleati situate in Italia. Si troverebbero assediate da est oltre che da sud se i “cosacchi” dopo aver assunto la direzione degli affari siriani ed avendo cominciato a determinare quelli della Cirenaica dovessero influenzare anche quelli della Tripolitania e  delle coste dell’alto e medio Adriatico.
E’ meglio che gli italiani ripopolino Istria Fiume e Dalmazia, con la garanzia per loro e i per icroati del bilinguismo perfetto croato – italiano, o in alternativa venga revisionato il Trattato di Pace del 1947 riassegnando all’Italia parte dei territori imprudentemente tolti alla sua sovranità.

Quanto ancora aspetteranno i governi d’Italia del resto d’Europa e degli Stati Uniti per ridare all’Italia ciò che solo galletti nazionalistici impotenti di fronte ai grandi assembramenti continentali o semi continentali del Pianeta si incapponiscono – due p – a volerle negare ovunque e a ogni costo?

1 – Calendario Atlante De Agostini 2007.

 “Servizio obbligatorio di leva civile in Italia"     Claudio Susmel

Il Trattato di Rapallo istituzionalizza lo Stato libero di Fiume
confinante con l’Italia
1920 – 2020
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 RELAZIONE SU “I CONFINI NATURALI D’ITALIA”
PER ASSOCIAZIONI E ISTITUZIONI
A RICHIESTA CLAUDIO SUSMEL  INVIERA’ IL PROGRAMMA

Il vestito del Papa

Francesco I imponga il silenzio ai cardinali Ratzinger e Sarah
Ut unum sint

15 gennaio 2020

Il cardinale Ratzinger – quando ci si dimette da un incarico resti in vigore quello precedente – nega la sua firma  di coautore a un libro scritto dal cardinale Sarah.
Si sono lette versioni cautamente divergenti sulla natura e sui limiti della collaborazione per la pubblicazione.
La discussione prende attenzione dal pubblico perché il cardinale Ratzinger è stato Pontefice della Chiesa Cattolica, ufficio dal quale si è dimesso.
Francesco I imponga immediatamente il silenzio ai due cardinali senza eccessive cautele.
Nel perenne mare in tempesta navigato dalla Chiesa Cattolica, i passeggeri dell’Arca e i dubbiosi in lista d’attesa non siano disturbati da questioni poco dignitose per i vertici della Chiesa.
Né dispiaccia a Francesco I di fissare delle regole che comprendano anche la visibilità più immediata dell’unico punto di riferimento dei cattolici: il Papa, che non solo è ma deve anche apparire uno solo.
Qualche tempo fa Oblo’ ha pubblicato il pezzo che segue.

Bar Spread

Al Bar Spread, un signore con cappello e uno studente di Storia e Filosofia con bicicletta sfogliano alcuni quotidiani.

“Non mi piace vedere due figure vestite di bianco.”
“Telefoni al Vaticano e protesti.”
“Un segno bianco che ricordi che un sacerdote è stato Papa, ecco questo sì.”
“E il resto?”
“Nero, lungo, tradizionale, umile come un qualsiasi altro sacerdote.”
“Il segno bianco?”
“Le due chiavi che simboleggiano il potere papale, ricamate, piccole, sul colletto nero. “
“Ma le sembra che con l’Isis alle porte e tutti i problemi che affliggono i cristiani nel mondo si debba pensare al colletto del Papa emerito?”
“Sì, ancora di più rispetto ai tempi normali; quando si è in guerra, la bandiera deve essere una sola, inconfondibile.”
“Ha pensato anche alle calzature o ha intenzione di chiedere consiglio alla  sartoria papale?”

“Ci porta altri due caffè per favore?”
“Uno solo, per me un succo di pomodoro, grazie”.

“Servizio obbligatorio di leva civile in Italia     Claudio Susmel

Il Trattato di Rapallo istituzionalizza lo Stato libero di Fiume
confinante con l’Italia
1920 – 2020
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Giovanni Giolitti avvicinò Fiume all’Italia

I galletti nazionalistici, il centenario del Trattato di Rapallo
e le cicale assassine
Foederate Europae civitates

8 gennaio  2020

Armando Diaz nel 1918 condusse l’Italia alla vittoria militare più grande della sua storia unitaria.
Era campano, nato cioè in una regione di uno stato italiano  che aveva perso la sua guerra – solo ufficialmente considerando le migliaia di volontari “borbonici” affluiti sotto le bandiere di Garibaldi e di Vittorio Emanuele II – contro un altro stato italiano, quello sardo piemontese.
Per affidargli il comando dell’Esercito la dirigenza post unitaria non gli chiese credenziali “piemontesi” ma solo di merito.
E vinse.
Auguriamoci che Macron – così poco emanuele per l’Europa – studi la storia d’Italia e non chieda credenziali francesi ai responsabili delle prossime missioni europee in armi.
Non vi è certo garanzia assoluta di vittoria operando con buon senso storico.
Vi è però garanzia di vanesia vaneggiante inconsistenza se lo si dimentica per fronteggiare interi continenti con le sole risibili risorse nazionali.
Come sta accadendo in questi giorni in Libia, Siria, Iraq, Ucraina et cetera.
Bercino meno patetici chicchirichì i galletti europei o marines, gurka e mercenari vari non faticheranno a trasformarli in capponi.

Il 12 novembre 1920 la staffetta italiana della Vittoria (Orlando – Nitti – D’Annunzio – Giolitti), guidata nella sua ultima tappa appunto da Giovanni Giolitti, condusse l’Italia al Trattato di Rapallo che, oltre a ottenere per l’Italia il displuvio alpino come confine politico anche in Venezia Giulia, istituzionalizzò lo Stato libero di Fiume, contiguo fisicamente al Regno d’Italia.
La nazione non chiese conto allo statista del suo schieramento a favore della neutralità nel 1915, ma lo scelse ritenendolo il più adatto nel giugno del 1920 per condurre la volata finale nelle trattative diplomatiche che avrebbero predisposto il tempo supplementare di quel patto di Roma (27 gennaio 1924) che avrebbe sancito l’annessione all’Italia della più parte dello Stato libero di Fiume.
L’Italia così vinse  – abbastanza – anche sul campo di battaglia diplomatico.
Il centenario di Rapallo verrà certamente rievocato da quanti hanno a cuore la memoria delle cose buone fatte da Giolitti, tra le quali il Trattato di Rapallo è, per quanto concerne la sua politica estera, il gioiello splendente che lo Statista aggiunse alla corona – Corona – d’Italia.

L’Europa preme perché i vari meccanismi di solidarietà comunitaria vengano applicati solo dopo accurate indagini sulla sostenibilità del Debito Pubblico da parte dello Stato richiedente soccorso; oggi si parla del Meccanismo Europeo di Sostegno, domani si parlerà di un’altra forma di sostegno specifica, il sentimento di base è però lo stesso: le formiche non si fidano delle cicale.
Sondaggi vari mettono in risalto la sfiducia degli italiani per svariate forme di risparmio e investimento ritenute non moltissimo tempo fa affidabili, il sentimento di base è però lo stesso: le formiche non si fidano dei cicaleggianti politici che elargiscono redditi di cittadinanza, pensioni anticipate e bonus vari.
Genova sotto un ponte crollato, Taranto sotto cancro, Venezia sott’acqua, l’insistenza nel non voler abolire le leggi che sono servite solo a disincentivare il lavoro fanno dubitare che il 2020 risulti innovativo rispetto all’orribile 2019.
Le cicale assassine continueranno a condurre l’Italia verso il baratro?

Coraggio Patria.

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