Lega Nazionale Italiana

Chiarezza anche nel simbolo per il partito di Matteo Salvini
Currus insignibus Italiae ornatus

18 novembre 2019

Lega Nazionale Italiana.
Per la Lega di Matteo Salvini è arrivato il momento di chiamarsi così.

Tra l’altro, per una volta, la sostanza avrà preceduto la forma.
Sul Carroccio infatti, da tempo sono già saliti elettori provenienti da tutta Italia, conferendo  al simbolo quella dignità nazionale che già ebbe nella storia d’Italia quando condusse la sua vittoriosa battaglia contro l’ennesimo invasore transalpino.
Auspicabile che si chiami così il partito politico che si batte perché l’ingresso in Italia di stranieri provenienti da qualsiasi punto geografico del Pianeta avvenga solo con l’autorizzazione della nazione italiana.
Auspicabile che si chiami così il partito politico che vorrà candidare sin da ora ufficialmente alla futura Presidenza della Repubblica Italiana Mario Draghi, anche per chiarire che contestare alcune decisioni delle istituzioni europee non significa voler uscire dal sistema economico basato sull’euro strenuamente difeso dal Governatore appena appena emerito della BCE Mario Draghi, non significa voler uscire dalla Comunità Europea nell’ambito della quale Draghi ha combattuto con pacatezza di forma e risolutezza di decisioni certi rigorismi tedeschi che non erano propriamente propedeutici alla nascita di un’autentica Federazione Europea.

La Lega Nazionale Italiana potrebbe anche spendere alcune parole – non solo parole – per il rinnovo del noleggio del satellite che consente la bene diffusa visione di Telecapodistria agli italofoni d’Italia, Slovenia e Croazia, visione interrotta da pochi giorni.
O quest’ultima presa di posizione è più consona alle tradizioni politiche di qualche suo alleato?

 “Servizio obbligatorio di leva civile in Italia”   Claudio Susmel

Fiume d’Italia
1919 – 2019
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Luigi Di Maio, la Zona B e il satellite di Telecapodistria

Ennesimo tentativo
di snazionalizzazione dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia
Redde suum Italiae

8 novembre 2019

Domani nove novembre Telecapodistria, a meno di interventi dell’ultima ora, cesserà le sue trasmissioni via satellite, quelle che consentono a gran parte del territorio politico italiano e a quello transnazionale italo sloveno croato dell’alto Adriatico di seguire le sue trasmissioni.

Al di la delle nebulose giustificazioni economiche, risulterebbe l’ennesimo passo contro la presenza dell’identità nazionale italiana in alto Adriatico e contro la memoria della stessa tra gli abitanti del territorio politico italiano.
E’ forse arrivato il momento di ricordare la Dichiarazione Tripartita del 1948, secondo la quale Stati Uniti, Regno Unito e Francia chiesero la restituzione all’Italia della Zona B del mai costituito Territorio Libero di Trieste previsto dal Trattato di Pace del 1947.
Chiediamone l’attuazione, considerato che gli attuali occupanti sloveni e croati della Zona B non facilitano la condivisione con l’Italia neppure delle frequenze radio televisive in lingua italiana che vanno per l’aria che sovrasta l’Istria, Fiume e la Dalmazia.

Che sta succedendo?
Niente di nuovo.
Da millenni nazioni transalpine tentano di valicare le Alpi in direzione Italia per occuparne il suo territorio di pertinenza geografica; dal 1947 la Jugoslavia prima, la Slovenia e la Croazia poi, occupano parte di quello situato a ovest delle Alpi Giulie e delle Alpi Dalmatiche.
L’occupazione di un territorio avviene non solo con la misura estrema, il genocidio dell’etnia autoctona: gli italiani lo subirono in Istria Fiume e Dalmazia prevalentemente negli anni Quaranta del Novecento, ma anche con il successivo “rastrellamento” dell’identità culturale dei sopravvissuti e lo spegnimento progressivo dei legami con gli esuli dall’area di insediamento storico. Procedimento questo realizzato ulteriormente in alto Adriatico con il non rinnovo del noleggio del satellite di Telecapodistria.

Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio si ricorda di essere nato nella stessa Regione che diede all’Italia il vincitore di Vittorio Veneto Armando Diaz?, che diede all’Italia l’autore della Canzone del Piave E. A. Mario?
E’ entrato nella Storia d’Italia per aver combattuto con tutte le sue forze per il taglio dei parlamentari che solo dolosissime elezioni politiche anticipate potrebbero ormai bloccare.
Entri ora nella Storia del Risorgimento d’Italia tentando di aumentare di qualche chilometro quadrato il territorio geografico italiano amministrato dalla Repubblica Italiana, o impedendo con un sostegno economico del suo Ministero – pare siano sufficienti meno di 300.000 euro – l’ulteriore spegnimento dell’identità culturale italiana in Istria Fiume e Dalmazia che si otterrebbe con lo spegnimento del satellite di Telecapodistria.

Quale partito politico italiano che si autodefinisce patriottico oserà negargli la solidarietà politica parlamentare e operativa?

 “Servizio obbligatorio di leva civile in Italia”   Claudio Susmel

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Un discorso di Francesco Cocco Ortu

L’indilazionabile unità d’Europa
Nihil intra Alpes novi

4 novembre 2019

Ore 05,45 di domenica mattina, cercatori di libri si aggirano tra viale Trieste e viale Trento a Cagliari.
Il senso dell’economia del Comune spegne le luci notturne, resta quella della Luna.
I minatori accendono le pile, una, due, venti e più.
Libri, libri, libri, e chiacchiere su politica, storia, Europa.
Una montagnola scavata con pazienza lascia emergere Servire l’Italia, l’Europa, la libertà e la pace di Francesco Cocco Ortu, il Deputato che – inciso volto ad arginare la seriosità del tutto – l’ex direttore di giornale Mussolini, in tempi in cui ancora usava le armi della dialettica e dell’ironia, durante un loro incruento duello, definì l’ineffabile Cocco.

Il fascicolo riporta il discorso che il Deputato italiano di Sardegna pronunciò alla Camera dei Deputati nella seduta del 27 settembre del … l’anno ve lo scrivo a fine articolo:
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi …
dopo tanto rimbalzare dall’uno all’altro settore della Camera dell’accusa di asservimento a questa o a quella Potenza straniera …
se è vero, come è vero, che il pericolo della guerra e la perdita delle varie libertà nazionali di Europa tanto più si allontanano, quanto più celermente si colma il baratro dell’Europa distrutta, nel quale l’una o l’altra, delle grandi potenze antagoniste del mondo, potrebbe precipitarsi, nel momento prescelto, richiamandovi dentro l’altra, come su una tentatrice terra di nessuno, sulla quale sia facile combattere sperando di decidere il destino del mondo in proprio favore …
il nostro Paese è nella materiale impossibilità di condurre una qualsiasi azione guerriera … e, come noi, tutta l’Europa è in condizioni di non poter fare una guerra. L’Europa oggi è in condizioni soltanto di subire le eventuali iniziative belliche altrui …
chi non vuole l’unificazione del Continente … vuole la guerra. Perché la guerra può scoppiare … se l’Europa non si unisce e … consolida in tempo, se non abolisce le barriere doganali ed infrange gli ostacoli alla libera circolazione del capitale e del lavoro …
ho parlato in termini di assoluto realismo, senza dar credito a nessuno di filantropia internazionale. E in obbedienza a questo realismo vi dico ancora che noi perseguiamo l’unione e il consolidamento in Europa …
vogliamo una nuova Europa, capace di autonoma vita …
E se invece di noi in un apocalittico parlamento fossero riuniti a decidere le diecine e diecine di milioni di morti di questa guerra, di milioni di sopravissuti tubercolotici, orbi, dementi, monchi, in questo gran parlamento avente il tragico sfondo di tutte le storiche città distrutte, delle opere di millenni di civiltà annientate, state pur certi, colleghi dell’opposizione, che i morti e i sopravvissuti voterebbero unanimi per chi vuole unificare l’Europa …

Il discorso fu pronunciato il 27 settembre 1948.
Credo però che oggi 4 novembre 2019, anniversario di un’accresciuta Unità d’Italia, se l’asciutta dialettica dell’Onorevole Cocco Ortu è riuscita a convincere la Direzione Generale degli Affari Ultraterreni,  lo spirito del Deputato italiano di Sardegna si aggirerà alla testa di quelle diecine e diecine di milioni di morti tra i suoi colleghi ancora in carne, per farlo riecheggiare contro i tentativi di partiti europei e transoceanici volti ad ostacolare l’ineludibile realizzazione della Federazione Europea.

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