Francesco I e Jorge Mario Bergoglio

Dove si vede che un Pontefice è una cosa
e un Capo di Stato un’altra
Deus et Caesar

Maggio 2019

Pare che a un comizio politico tenuto a Milano qualcuno abbia fischiato udendo il nome Francesco.
Precipitosi i fischioni.
Imprecisi i commentatori che hanno scritto genericamente di Francesco.
Un po’ di chiarezza.

Le folate di umorismo parodianti battute tramandate dai coetanei di Romolo – quelle di Remo come le voci di tutti gli sconfitti non sono registrate dalla storia con la esse minuscola – hanno da sempre preso di mira l’infallibilità del Papa.
Francesco I Pontefice dei cattolici è infallibile quando la materia da lui trattata est de Fide, esamina cioè questioni che riguardano la Fede dei cattolici, i quali appunto hanno fede nelle sue parole, e sono affari loro e di nessun altro.
Gli altri italiani, dal 20 settembre 1870 (riunione al resto d’Italia di Roma e dell’altro territorio pontificio contiguo), sono sostanzialmente e quotidianamente liberi anche nel Lazio di non credere ai dogmi della Fede cattolica pronunciati dal Papa.

Il problema reale nasce quando il Capo di Stato della Città del Vaticano specifica i modi con i quali un cattolico deve mettere in pratica la carità che copre tanti peccati.
In questo caso la libertà di credere o non credere nelle parole pronunciate dal Capo di Stato della Città del Vaticano è patrimonio di tutti, cattolici inclusi.
Se quindi Jorge Mario Bergoglio ritiene opportuno specificare i termini con i quali va praticata l’accoglienza ai migranti, un cattolico non deve scandalizzarsi se qualche suo correligionario la pensa diversamente, interroghi piuttosto il contestatore, e i contestati, e sé stesso, a quanto ammontano le risorse personali impiegate per i migranti (quelli davvero miseri); perché si dà anche il caso di oppositori all’invasione di stranieri in Italia, che non spendono neppure un euro per l’Africa o per altre zone sotto sviluppate economicamente o preda di genocidi. Una forma specifica di presunta carità – l’insediamento in Italia di decine di migliaia di migranti – può essere ritenuta dannosa, ma per il cattolico la carità è comunque ineludibile come norma comportamentale di base per tutta la sua vita terrena, e ha l’obbligo di praticarla individualmente, e in forme associative che vanno dal condominio della propria abitazione allo Stato di appartenenza.
Tutto chiaro e predicozzo finito? No. Ancora due note.

Una nota per il Capo dello Stato della Città del Vaticano Jorge Mario Bergoglio:
la densità della popolazione in Italia è di 201 (duecentouno) abitanti per chilometro quadrato, la densità della popolazione in Argentina è di 15 (quindici) abitanti per chilometro quadrato. (1)
Una nota per gli elettori cattolici che hanno per guida il Pontefice Francesco I:
La carità di oggi sarà la giustizia di domani.

Sì, ora sì: Amen.

(1) –  Calendario Atlante De Agostini 2016.

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Sperperi di guerra e sperperi di pace

Bar Spread
De Monarchia atque de Res pubblica

Al Bar Spread, un signore con cappello e uno studente di Storia e Filosofia con bicicletta sfogliano alcuni quotidiani.

“La monarchia tutela il risparmio dei suoi sudditi.”
“E’ rimasto un po’ indietro?
“Perché?”
“Dal 2 giugno del 1946 l’Italia è una repubblica.”
“Lo so bene.”
“Allora perché dice che è la monarchia che tutela i suoi risparmi?”
“Ha ragione, avrei dovuto dire: tutelava.”
“Vuol dire che i sudditi italiani di allora erano risparmiatori e i cittadini di oggi no?”
“Non parlo degli elettori ma degli eletti – absit gloria verbi -, di quei politici cioè che il risparmio degli italiani lo sperperano per bonus vari, legiferando la riduzione degli anni lavorativi mentre aumenta l’aspettativa di vita, erogando redditi temporanei in attesa di pianificare lavori pubblici invece di pianificare lavori pubblici che garantirebbero retribuzioni durature. “
“Dal 2 giugno 1946 tutti prodighi, prima tutti risparmiatori!, e via!, anche durante il Regno non mancarono scandali e sprechi.”
“Va bene, noto che l’uso del termine monarchia quale sinonimo di saggia amministrazione non passa, diciamo allora che qualche decennio fa, anche nel dopo guerra repubblicano, era più diffuso il concetto di risparmio che si otteneva rinunciando al superfluo.”
“Così va meglio, il deterioramento del concetto è avvenuto a prescindere dal cambio istituzionale.”
“Anche se il primo presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, era monarchico.”
“E che bilanci preventivi voleva che controfirmasse?, alla fine della guerra eravamo poveri in canna, e molti abitavano sotto i ponti, quando non crollati per i bombardamenti.”
“Perché adesso nuotiamo nell’oro?, i transalpini non ci fanno la guerra acquistando nostre aziende?, le istituzioni della Unione Europea non ci fanno la guerra per il nostro Debito Pubblico?, e i cittadini non campano soltanto sotto i ponti ma a Genova ci muoiono anche sotto un ponte, crollato senza che nessun straniero in guerra con noi l’avesse bombardato; in tempo di pace gli eletti – ariabsit gloria verbi – potrebbero far  andare le cose un po’ meglio non trova?”
“Hm … sì … però …”

“Ci porta altri due caffè per favore?”
“Uno solo, per me un succo di pomodoro, grazie”.

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24 maggio 1915 – 2019

Commemorazione della fede nella Vittoria
Tempus omnium italorum Regis

3 maggio 2019

Moltissime volte abbiamo visto il Presidente della Repubblica italiana rendere omaggio alla più grande vittoria delle Forze Armate italiane, quella di Vittorio Veneto (24 ottobre – 4 novembre 1918), che guadagnò all’Italia l’annessione di oltre 22.000 Km2 di territorio naturale italiano, compreso cioè tra lo spartiacque alpino e i mari: il Trentino Alto Adige, la Venezia Giulia con l’Istria e Fiume, la Dalmazia di Zara e delle Isole Lagostane, la Puglia dell’Arcipelago di Pelagosa.
Opportuna imperitura riconoscenza ai nostri oltre 600.000 morti, alla classe politica che non fece tracimare la litigiosità interna oltre i binari che l’intero popolo italiano voleva giungessero alle Alpi.
Il capolinea dei confini naturali nord orientali fu raggiunto.
Ad altre generazioni restò il compito di completare il Risorgimento Italiano.

L’Associazione Studi Storici Giovanni Giolitti (Cavour) comunica nel suo sito, con firma del suo Presidente Alessandro Mella e del suo Presidente onorario Giovanna Giolitti, che nell’anniversario dell’inizio della Quinta Guerra d’Indipendenza Italiana (24 maggio 1915 – 4 novembre 1918) nell’ambito della Prima Guerra Mondiale (1914 – 1918) “Alle 11.45 di venerdì 24 maggio 2019 la Associazione Culturale Gruppo Croce Bianca (Torino)e la Associazione di Studi Storici Giovanni Giolitti (Cavour), dopo la S. Messa celebrata dal Rettore  don Francesco Tarò (h.10.00), renderanno omaggio alle RR. Tombe di Vittorio Emanuele III e della Regina Elena nella Cappella di San Bernardo del Santuario di Vicoforte.
Tra le 12.15 e le 13.15 nell’attigua Casa Regina Montis Regalis il Col. Carlo Cadorna, e Aldo A. Mola, Presidente della Consulta dei Senatori del Regno, parleranno di Vittorio Emanuele III nella Grande Guerra:il Re tra il Comando Supremo ed i Governi.
Seguirà colazione nel Refettorio dei Frati della Casa Regina Montis Regalis.
Nell’occasione saranno disponibili copie … [del libro “Caporetto. Risponde Cadorna”] di Carlo Cadorna (BCSMedia, 2019, pp. 474), e … [del libro] “La guerra alla fronte italiana sino all’arresto sulla linea della Piave e del Grappa” di Luigi Cadorna a cura di Aldo A. Mola, Bastogi, 2019, pp. CVI+644 … .

Se il 4 novembre, celebrato con dignità dall’attuale Presidente della Repubblica Italiana, commemora la Vittoria conseguita esaltando la carità ovvero la riconoscenza dovuta a quanti si sacrificarono per essa – il colore bianco in padre Dante e nel nostro Tricolore -, il 24 maggio, al cospetto del Re, allora di tutti gli italiani, commemora la speranza con fede – i colori verde e rosso in padre Dante e nel nostro Tricolore – nella vittoria da conseguire.
Magnifica concorrenza istituzionale.
Che ha da essere serva dell’unica Italia.

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