Favola di Pasqua

L’omino dal fiore in bocca

S’ammalò senza speranza e divenne leggero leggero.

Lo vidi andare senza cravatta, e con un fiore in mano che ogni tanto portava alla bocca. Si muoveva sospeso nell’aria a qualche palmo da terra e ogni tanto sorrideva mite.
Continuava a lavorare, anche se faceva fatica a intendersi con chi camminava poggiando saldamente i piedi sulla terra, perché all’altezza in cui si muoveva il vento gli impediva di sentire bene le loro parole. Il suo sguardo vedeva lontano, offuscato soltanto da qualche smorfia di dolore particolarmente forte. Ogni tanto tremava, forse perchè sapeva che presto avrebbe incontrato il Giudice, e pensava di non avere referenze del tutto a posto.

In una fredda mattina d’inverno, lo vidi seduto su un muro a fianco del cancello d’ingresso di una grande e bella villa; la sera prima s’era sollevato troppo nell’aria e nei sogni, ed era finito lassù. Ora piangeva, pensando a come era solo. Pianse tanto che cominciò a piovere e tutto divenne buio.
Un poco di luce arrivò solo da una porticina non lontana, dalla quale stava uscendo un bambino alto appena appena, che sorrideva da sotto il cappuccio bagnato della sua mantellina rossa, fiero del suo primo grembiule di scuola.
A quel sorriso, sorrise anche l’omino dal fiore in bocca, e dimenticò per un secondo bello come il sole e lungo come l’eternità il suo male senza fine. Poi reclinò il capo, ma con uno sforzo sovrumano resistette a star seduto sul muro, finchè non vide il bambino girare l’angolo. Subito dopo cadde, dipingendo di rosso il marciapiede di fronte alla grande e bella villa.
Il fiore che teneva in bocca appassì e la carne cominciò ad irrigidirsi.

Ma l’anima volò in alto.
Il sorriso del bambino cui aveva risparmiato la vista della propria morte l’aveva spinta in su, verso il cielo pieno di musica e di perdono per i suoi peccati.

Claudio Susmel

13 dicembre 1974

La repubblica nelle Isole Maltesi
come nel resto d’Italia.

Gozo, Comino, Cominotto, Malta e Filfola.
Sono le Isole Maltesi, 315 chilometri quadrati circa che fanno parte del’Arcipelago centrale italiano, insieme alla Sicilia propriamente detta, le Eolie, Ustica, le Egadi e Pantelleria.
Importanti per la loro posizione geografica, per le acque territoriali, e per l’affetto degli irredentisti italiani.

Sono state romane e siciliane.
E dominate da saraceni, normanni, spagnoli, francesi, britannici; ianua Italiae senza adeguata serratura.
Nel sedicesimo secolo la Spagna graziosamente cede ciò che non è suo ai Cavalieri di San Giovanni, durante il governo dei quali le Isole sono italo centriche per lingua e cultura.
Quando nel 1798 le occupa Napolione, il re di Napoli e di Sicilia dichiara guerra alla Francia provvedendo i maltesi di armi e denaro mentre la Gran Bretagna invia in loro soccorso la flotta, ma va a finire che con la Pace di Parigi del 1814 la Gran Bretagna conquista la sovranità sulle Isole; evidentemente l’aiuto non era stato dato a titolo gratuito.
Negli anni trenta del secolo scorso si acuiscono in Europa i contrasti tra i nazionalismi totalitari e parlamentari e la conseguente situazione internazionale precipita il Continente nella Seconda Guerra Mondiale. La previsione di un’Italia ostile e il suo ipotizzato tentativo di sbarco nelle Isole suggerisce alla Gran Bretagna di compattare il fronte interno cancellando la lingua italiana usata nelle leggi, nei pubblici registri, negli atti notarili, nelle scuole, nei giornali.
Ottengono l’indipendenza dal 21 settembre 1964, ma a sovranità limitata perchè sulle isole d’azzurro e di sole regnano ancora i lontani sovrani britannici. L’indipendenza diventa assoluta solo il 13 dicembre 1974, quando il Capo dello Stato viene eletto tra i maltesi e viene chiamato Presidente, della Repubblica di Malta, che dal 1980 stringe legami più stretti col resto d’Italia.

 Nel XIII secolo abbondavano i falconi nelle Isole Maltesi.
Come quelli desiderosi di volare liberi, i cittadini maltesi sono riusciti più volte ad evadere dalla gabbia imposta loro dall’avvoltoio imperiale di turno, salvo finire in quella dell’avvoltoio subentrante.
L’Italia proponga ai maltesi l’istituzione di una Provincia Autonoma per le loro isole nell’ambito del condominio nazionale italiano, in virtù della loro posizione geografica, in compensazione della loro millenaria storia di prigionia terminata completamente solo nel 1974, e per incoraggiare la loro fuga dalla gabbia più terribile di tutte: la presunzione, quella stessa che nei secoli passati ha spinto tanti staterelli italiani a fronteggiare da soli ricche e potenti nazioni transalpine, ottenendo sempre lo stesso esito: la schiavitù.

E nessuna Europa si è mai affannata per evitargliela.

Claudio Susmel