In prima linea al Brennero

La guerra in Siria e il fronte interno in Alto Adige

Il Governo italiano sembra non soffrire in politica estera di complessi d’inferiorità, non è infatti agitato da smania di protagonismo. Sembra anche cosciente dei propri limiti di media potenza tracciati dai tagli imposti al bilancio del Ministero della Difesa.
Dice no a qualsiasi intervento in Siria se non autorizzato dall’O.N.U. e ancora no ad un intervento automatico solo in quanto autorizzato dall’O.N.U. E’ un passo avanti rispetto ad un’impersonale accondiscendenza alle decisioni di coalizioni multinazionali più o meno ristrette e in un recentissimo passato ben poco lungimiranti; si ricordi l’intervento in Libia e l’affrettarsi affannoso di tanti sull’impervio terreno della semantica politica incontro all’avventurosa definizione di “Primavera Araba”, imprudentemente elargita a un’accozzaglia di fazioni armate opposte, che ancora insanguinano le rive sud orientali del Mediterraneo. Quando si sa poco o nulla di ciò che seguirà a un’azione, è meglio non commetterla: Aspetta e Guarda è un precetto sempre valido, anche per la Siria.
Quanto alla coscienza umanitaria nazionale rispetto alle vittime della guerra nel Vicino Oriente, può concretizzarsi con l’accoglienza contingentata dei feriti nei nostri ospedali nazionali e in quelli esistenti o costituendi presso il nostro contingente in Libano, senza distinzione di nazionalità o schieramenti.

Vi è un costo aggiunto quando si trasferiscono dei militari lontano dal territorio della Nazione. Con loro si sposta infatti anche l’attenzione di milioni di cittadini. Una massa enorme di energia si allontana dal quotidiano e irrinunciabile fronte interno per navigare verso fronti esterni rinunciabilissimi e di dubbia utilità per l’Italia: articoli sui giornali, servizi radiotelevisivi, blogs e conversazioni al bar convergono su terre lontane a scapito della vigilanza sui problemi interni della Nazione e a vantaggio delle forze centrifughe eversive.
Mentre siamo quotidianamente ed ampiamente informati sulla Libia, l’Egitto e la Siria, un breve servizio televisivo mostra in Alto Adige un diario scolastico che esalta le azioni compiute negli anni ’60 da terroristi tedescofoni ai danni di uomini e beni della nazione italiana, un altro mostra cartelli stradali che denominano dei centri abitati con il solo nome tedesco, essendo stato recentemente eliminato il precedente compresente nome italiano.
Il confine italiano al Brennero è un confine naturale fissato dal displuvio delle Alpi, un confine politico legittimato da una legislazione all’avanguardia nel Pianeta per le garanzie concesse alle minoranze linguistiche, un confine militare conquistato dalle croci di centinaia di migliaia di caduti provenienti da tutte le Regioni d’Italia.
Per ottenerlo dovemmo superare la disfatta sul fronte orientale subita nel 1917. I tempi sono cambiati? Durante i giorni di Caporetto il giovane ufficiale Rommel vinse la sua battaglia incuneandosi ed avanzando nelle valli italiane avendo evitato quanto più possibile gli scontri frontali.
La tattica di qualche sorridente politico altoatesino del 2013 è così diversa?

Claudio Susmel

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