Tornano le castagne in Italia
ma non la Castagniccia
A novembre tornano le castagne.
Tornano anche in Corsica, la Regione centrale dell’Arcipelago occidentale italiano, dalle cui coste si vedono a occhio nudo la Sardegna che dista appena 12 chilometri, Capraia che è a meno di trenta e l’Elba a circa cinquanta.
Non si vede la Francia perché è lontana, a più di 150 chilometri.
La Corsica ha foreste di pini, faggi, betulle e querce, ma è il castagno, piantato costantemente dalla Repubblica marinara di Genova tra il XIII e il XVIII secolo, l’albero simbolo della Corsica; il castagno, che veniva chiamato l’albero del pane, perché con le sue radici dava legna per i caminetti, col fusto legna per la falegnameria e la carpenteria, e con i frutti farina per il pane.
Poi anche a Genova prevalsero miopia regionalistica e imprudenza, di cui approfittò la Francia per subentrarle con manovre diplomatiche e militari in Corsica, che ancora oggi occupa, presidiando i porti di Bonifacio, Ajaccio, Calvi e Bastia, situati in posizione strategica per il controllo del Tirreno settentrionale.
La lotta contro gli invasori transalpini per l’indipendenza della Corsica venne condotta da Pasquale Paoli, nato a Morosaglia, nella Castagniccia (territorio dal nome di chiarissima provenienza); ma il 9 maggio del 1769, a Ponte Nuovo, i soldati di Paoli vennero sconfitti dai transalpini di Francia. Ancora una volta nella storia d’Italia, una sua regione, in questo caso la Corsica, viene occupata da una potenza straniera a causa della sua aspirazione ad una indipendenza pseudo nazionale, invece che ad una efficiente autonomia regionale nell’ambito del condominio geografico nazionale italiano.
E così a novembre tornano le castagne in Italia, ma non la Castagniccia.
Non ancora.
Claudio Susmel