La crisi in Grecia

Il Dodecanneso, Cipro, Zante e Minerva
Maxima Graecia pulchritudine Europam cepit
parvula auro Europae capta

Una grande Grecia donò al mondo bellezza e tanto altro ancora, una piccola chiederà forse di non saldare i debiti contratti con coloro che chiamava “oi barbaroi”.

Un coro di politici europei dalle note ammiccanti e parzialmente dissonanti cerca un qualche accordo per formulare le proprie richieste in forma univoca al nuovo Governo greco, ma non è chiaro se le belle parole flautate con infida  moderazione riusciranno ad entrare nel campo trincerato dei programmi politici guidato da un capofila che forse confida nell’astuzia omerico genetica del proprio sangue.
Campo trincerato che comunque non sembra armato con troppe munizioni – vista la disastrosa situazione economica nazionale – salvo la demagogica verbosità di qualche politico che è riuscito ad emergere tra i suoi connazionali promettendo di far emergere la piccola Grecia dalle sue rovine.
Tanti media hanno individuato nelle passate Olimpiadi organizzate dalla Grecia il principale fattore del suo dissesto finanziario. Sicuri?, vediamo.
Se si dà uno sguardo all’atlante si vedrà che la Grecia amministra tutto il Dodecanneso, arcipelago che comprende anche isole a ridosso delle coste turche; ed è forse proprio la lontananza geografica di quelle isole dai propri confini naturali e gli eterni dissapori con i turchi che hanno contribuito a far decidere la Grecia per l’acquisto di sommergibili e altri mezzi militari in misura decisamente incompatibile col proprio bilancio.
La Grecia ha una numerosa comunità grecofona e conseguenti forti interessi da difendere a Cipro, isola non solo lontana dai suoi confini naturali ma che inoltre ospita nella sua parte settentrionale una comunità nazionale turca con altrettanto forti interessi, situazione questa che determina costose frizioni tra le due nazioni.
L’isola greca di Zante (Zacinto) ha perso la popolarità poetata dei tempi in cui si leggeva ancora frequentemente Ugo Foscolo, per riguadagnarla, prosaica, a causa dell’epidemia oftalmologica che avrebbe colpito un numero considerevole dei suoi abitanti, con conseguente erogazione di pensioni a supporto della loro presunta distorta visione della vita.
E ancora, stando ai numerosi servizi mediatici che si leggono sulle abitudini dei greci, la loro proverbiale capacità lavorativa risulterebbe oggi minata, in quanto resterebbero fortissimi fumatori nonostante lo scarso nutrimento dovuto alla recessione economica; a questo proposito, per inciso,  la domanda dell’ex fumatore: ma i soldi per le sigarette chi glieli da?

Ora sembra che il nuovo Governo greco risultante dalle elezioni politiche di questa fine gennaio 2015 voglia rinegoziare il debito contratto con diverse istituzioni internazionali, di cui fa parte anche l’Italia che vanta crediti indiretti nei confronti della Grecia per decine di miliardi di euro.
Crediti concessi anche se in Italia le sussistenze economiche per disabili non pare consentano agli assegnatari vita fastosa, le pensioni minime neppure, le scuole hanno bisogno di interventi edilizi urgenti, le Forze Armate hanno necessità indifferibili di ammodernamenti e rinforzi per difenderci dalle minacce del terrorismo internazionale, i fondi che incentivino l’agricoltura in campagne e montagne per ridurre la disoccupazione così alta nelle città languono, la sanità pubblica non sembra offrire posti letto e gratuità di interventi in eccesso, e l’elenco potrebbe continuare.
Ricordiamoci quindi di quei politici italiani che dovessero accettare la riduzione del debito greco nei confronti dei contribuenti italiani, che non sono ricchi ma si sono allontanati solo di qualche passo da quel baratro in cui è precipitata la Grecia.

In ogni caso gli invidiosi ex fumatori italiani attendono con animo improntato a sadismo feroce che il nuovo Governo greco, prima di chiedere all’Europa una ragionevole dilazione del debito, aumenti il prezzo delle sigarette.
La saggia Minerva (Pallade Atena), ad onta del nome, approverebbe.

Claudio Susmel

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