Abbiamo un problema
in Alto Adige
Pare che in Alto Adige aumenti il numero dei secessionisti, almeno stando ai risultati elettorali di questo autunno. Contestualmente non sembra che gli italiani di lingua italiana di Bolzano si rendano conto dell’importanza di andare a votare.
Il Governo deve fare qualcosa, per non essere costretto a misure estreme nel caso la minaccia di secessione metta a rischio la permanenza della terra della Provincia di Bolzano all’interno dei confini politici italiani; una terra situata al di qua delle Alpi, coltivabile e abitabile dagli italiani di tutta Italia, in specie da quelli che non trovano lavoro in altre Provincie d’Italia.
Vanno sviluppate alcune azioni sul fronte interno per sensibilizzare i cittadini ai problemi dell’unità e della coesione nazionale, che non sono confinati nell’archivio storico di guerre vinte, o formalmente pareggiate, ma insidiosamente presenti nella cronaca di un operoso variegato secessionismo.
Una mostra cartografica itinerante sui confini naturali d’Italia e sulla sua partecipazione, dal 1915, alla Prima Guerra Mondiale (1914-1918).
Un censimento dei monumenti celebranti nei vari Comuni la Vittoria in quella guerra, da ripristinare se deteriorati o danneggiati.
Il controllo della toponomastica cartografica affinchè risulti sempre scritta in lingua italiana, seguita e non preceduta dalle altre lingue riconosciute dall’Italia.
La tutela della denominazione in lingua italiana dei vari centri abitati e non, sui cartelli delle strade e dei sentieri di montagna, seguita e non preceduta dalle altre lingue riconosciute dall’Italia.
Che altro?
Suggerire.
Al Governo, alla Regione, alla Provincia, ai Comuni, agli organi di informazione.
L’obiettivo principale di un Governo resta sempre evitare che una parte del territorio nazionale naturale venga sottoposto alla dominazione, o al predominio di qualsivoglia natura, di una nazione straniera.
Non si tratta soltanto di un obiettivo arroccato su questioni ideali, che contemplano cioè la disponibilità al sacrificio personale pur di raggiungere uno nobile scopo, ma anche di una lotta molto concreta, strategica, per i posti di lavoro, che si creano sulla terra e non per aria.
Una lotta, continua, che interessa i nostri figli, i nostri parenti meno prossimi, gli amici, tutti gli italiani, visto che quando i Governi nazionali perdono la terra di casa nostra, ci costringono a cercarla altrove, ad emigrare.
Mentre i loro esponenti restano in Patria continuando spudoratamente a cianciare della mancanza di posti di lavoro.
Claudio Susmel