Il Giubileo, tra coraggio e prudenza
Non est de fide
Il Papa vuole mostrare il suo coraggio e la Speranza.
Nonostante gli attentati terroristici effettuati, e gli avvertimenti circa quelli potenziali, vuol partire per l’Africa e non annulla gli appuntamenti – li limiterà? – per il Giubileo.
Non est de fide: non è materia di fede, dunque non è il Papa che decide in merito al da farsi in questione ma il Capo dello Stato della Città del Vaticano, che non è infallibile; un cattolico è suddito della Fede ma concittadino della ragione: ha il diritto e il dovere di osservare, valutare, suggerire; ancor di più in questo caso se è un politico italiano, visto che il Giubileo riguarderà in particolare il territorio della nazione italiana.
Alessandro Manzoni scrisse di una processione organizzata nel Seicento per chiedere a Dio la fine della peste: il contagio aumentò. Quei fedeli credevano in Dio, ma trascurarono di usare uno dei suoi doni più importanti, il cervello.
Ci fu un momento in una città italiana in cui si temette il contagio di una malattia infettiva, così un sacerdote durante la Messa invitava a scambiarsi il segno di pace, ma precisava dal pulpito: “senza toccarsi”. Quel fedele credeva in Dio, ma non trascurò di usare uno dei suoi doni più importanti, il cervello.
In guerra non si lasciano le luci accese di notte per far finta di niente, perché si riconosce l’esistenza del nemico e si compiono sacrifici per sconfiggerlo. Il coraggio essendo una delle armi imbracciate a difesa della propria nazione, non l’unica, va usata di concerto con la sua sorella prediletta: la prudenza.
In tanti, riferendosi ai terroristi, hanno detto più o meno la stessa cosa: “Non ci chiuderanno in casa.”
Sarà, ma in certi momenti risulta conveniente chiudersi in casa per un po’, onde evitare di essere chiusi in cassa per sempre (flectat ne frangar).
Claudio Susmel
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