La politica estera del Governo italiano in Siria

Bar Spread
Prudentia fugiendarum etiam scientia

Al Bar Spread, un signore con cappello e uno studente di Storia e Filosofia con bicicletta sfogliano alcuni quotidiani.

Qualche italiano vorrebbe bombardare la Siria.
Non lo fanno già tanti stranieri?
Pare che partecipare sia più importante che vincere.
Noi italiani non lo abbiamo già pensato nel 1940?
Lei trova congruo il paragone?
In parte sì, ci siamo precipitati nel grande gioco di nazioni molto più forti di noi e senza che nessuno ci obbligasse ad entrare in quella guerra.
Oggi però facciamo parte di un’alleanza.
Quella dello zar di Russia col genocida Assad?
Russia?, Assad?, no …
Di una bilaterale con la Turchia, che abbatte un aereo russo rischiando di far scoppiare una guerra ancora più sanguinosa?
No … dell’alleanza N.A.T.O.
Che non impedisce il massacro dei curdi da parte della Turchia.
… Ma …non intendevo …
E che ha permesso di bombardare la Libia, regalandoci il caos a poche centinaia di chilometri dalle nostre coste.
Che però … ci difende.
E viene difesa, anche da noi visto che contribuiamo con migliaia di soldati dislocati in più nazioni del Pianeta, la maggior parte dei quali per fortuna in Europa e nel Mediterraneo.
Dunque?
Fa bene il Governo italiano  a restare fuori dall’indecifrabile sanguinosissimo teatro di guerra siriano, affollato da troppi attori esibizionisti ed irresponsabili e dove noi italiani faremmo comunque le comparse.
Contro il terrorismo internazionale non ritiene necessaria nessuna iniziativa ulteriore da parte nostra?
Quella già preannunciata dal Governo: una conferenza internazionale a Roma per parlare del consolidamento dell’Isis in Libia, nazione che è alle porte di casa nostra e del resto d’Europa.
E se si decidesse l’intervento armato sulle coste libiche?
L’Italia ha già dato la sua disponibilità ad assumersi una parte di rilievo nella missione in questione, purché siano ben chiari i progetti per la gestione del dopo guerra.
Già. E il Presidente del Consiglio dovrebbe chiarire una volta per tutte che la strategia militare dell’Italia consiste nel difendere il proprio territorio nazionale e nel  monitoraggio dei territori e dei mari ad essa più vicini.
Lei … hmm … lei … mi ha provocato … sì … fingendo di essere incerto sul da farsi … per far dire a me ciò che proprio lei pensa per primo! Sotto quel suo cappello dabbene  c’è un interlocutore infido … io protesto però, perché …

“Ci porta altri due caffè per favore?”
“Uno solo, per me un succo di pomodoro, grazie”.

Claudio Susmel

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