Un vocabolario
per la primavera dell’immigrato
Con il bel tempo di primavera gli sbarchi di immigrati sulle coste italiane saranno più frequenti.
Prepariamo anche i vocabolari, non solo le coperte e le razioni alimentari d’emergenza.
Diversi servizi televisivi ci hanno proposto le lamentele di alcuni immigrati per la permanenza non operosa di oltre un anno in centri organizzati dal nostro Governo; lamentele pronunciate in varie lingue, molto raramente in quella del contribuente italiano.
Oltre alla coperta e alla razione alimentare d’emergenza dovremmo dare loro, al momento dello sbarco, anche un vocabolarietto d’emergenza; di quelli che non superano il chilo di peso ma che offrono la possibilità di imparare le parole più semplici della lingua italiana.
Imparandone due o tre al giorno, in poco tempo riempirebbero la loro valigetta semantica d’emergenza.
Per il Governo non dovrebbe inoltre risultare eccessivamente oneroso organizzare, già nel primo centro di accoglienza, alcune salette e degli insegnanti che elargiscano il supporto indispensabile perché l’immigrato metta ordine nella sua valigetta piena di parole, riuscendo ad esprimersi in italiano come uno scolaro del primo anno di scuola dell’obbligo.
Se invece l’immigrato rifiutasse di imparare l’italiano preferendo l’inglese, lo si accontenti senza esitazioni, ritirandogli il vocabolario e fornendolo di carta nautica utile per lo sbarco a Gibilterra.
Claudio Susmel