Agli slavi sanguinari manca l’alibi nazista

Perciò forzano la semantica

e la Storia

Mendaces

10 maggio 2022

Ricorre sulla bocca dell’aggressore slavo russo l’accusa di nazismo ai danni dell’aggredito slavo ucraino.
Ricorre sulla bocca dell’aggredito slavo ucraino l’accusa di nazismo ai danni dell’aggressore slavo russo.
Bugiardi.

Il nazismo è stato sconfitto nel 1945.
Nei primi anni ’90 del secolo scorso, europei slavi jugo (del sud) si sono barbaramente uccisi tra loro fino a raggiungere una ecatombe che varie stime fanno oscillare comunque tra 200.000 e 300.000 vittime civili e militari; già allora mancò alla loro sanguinaria ferocia l’alibi del nazismo.
Il conflitto fu limitato entro i confini della penisola balcanica e ad est del mare Adriatico: non scoppiò nessuna guerra europea totale né tanto meno mondiale.
Oggi 2022 decine di migliaia di soldati slavi russi e ucraini si combattono guidati dai loro capi di stato che non si siedono a un tavolo per trattare; nessun esercito nazista impedisce loro di farlo.
Ecco che ciò che manca nella realtà viene da loro inventato e spinto fuori dalle loro bocche da lingue bugiarde storicamente e politicamente, dandosi reciprocamente del “nazista”, al fine di perpetuare un’accusa di immane ferocia del passato oggi posta in atto da soldati che nulla hanno a che vedere col nazismo e men che meno con la Germania in pace col resto del Pianeta da 77 anni.

Il disprezzo della vita umana, che non ha nulla a che vedere con l’eroismo e l’amor di Patria, è palese in quegli slavi ucraini e russi che non cercano la trattativa.
Il paganesimo nazionalista è palese tra quegli anglofoni che soffiano sul fuoco perché la guerra continui su territori europei lontani migliaia di chilometri dalle loro nazioni.

 “Servizio di leva militare obbligatorio in Italia”  Claudio Susmel

Centenario dello Stato d’Assedio non firmato
1922 – 2022
Memoria Patriae prima vis

A Mariupol lo chiamarono Mosè

Tra le rovine d’Ucraina
portò due tavole
Lux veritatis

3 maggio 2022

Presero a chiamarlo Mosè.
Iniziarono quando lo videro aggirarsi per le rovine della città massacrata con due pietre levigate tenute in mano.
Vi aveva scritto sopra dieci righe; cinque per pietra.
Nervoso, sporco, qualche straccio addosso, furibondo.
Le mostrava ai carri armati russi.
Non si seppe mai se fosse un patriota ucraino o semplicemente un pazzo assennato.

Ci giocavano ogni tanto, soprattutto i bambini: “Mosè leggici la prima riga!”
E lui replicava: “Preti non fate i chierichetti dei potenti”, e sputava per terra gorgogliando altro catarro vecchio di polmoni vecchi.
La vecchietta curva invece, con voce bassa e dandogli una monetina: “Leggimi la seconda riga”.
Lui, grattandosi l’ennesimo pidocchio sulla veste lacera: “Guai a chi grida di avere Dio solo per sé”.
Sentito il suono di una campana si fermava vicino a un rudere fiammeggiante  imprecando contro i bombardieri ancora vicini: “assassini della Festa”, e lo ascoltavano dal fondo dei bunker improvvisati.
Un soldato russo gli si avvicinò un giorno tra i tanti sporchi di sangue e gli chiese beffardo: “Mosè che dice la tua quarta riga?”
“Che stai disonorando i tuoi genitori morti combattendo per salvare la Russia dai suoi aggressori.”
Poi si mise a farfugliare, a vomitare, a sanguinare dalla bocca mentre cercava con tutte le sue forze di gridare la quinta riga, e tutti attendevano, ma lui aveva la bocca piena di roba sporca che gli veniva su, e allora un vecchio disse per lui l’antica preghiera di due sole parole e tutti tacquero, anche i russi.
Si sedette Mosè e qualcuno gli diede un pezzetto di qualcosa da mangiare, e lui subito di fronte alla piccola folla di ucraini e russi che andavano e venivano cominciò a leggere dalla seconda pietra che teneva in mano, ma si fermò correndo malfermo e si buttò contro un soldato che stava trascinando una bambina dietro un muro e gli sbatté le proprie piccole ossa contro, mentre la bambina riusciva a fuggire dal soldato e il soldato riusciva a sfuggire alla folla in ribellione.
I carri passavano con le povere cose rubate ai poveri e Mosè questa volta peccò lui: tacque e guardò con disprezzo quegli autisti miserabili.
Gli si avvicinò uno studente ancora senza barba e gli chiese: “Leggimi l’ottava riga padre.”
Mosè non rispose ma cominciò a bruciare alcuni bollettini militari.
Poi si sdraiò tra la polvere, su un fianco, in mezzo alla folla ingrossata, e lette la nona e la decima riga, mise la testa sopra le pietre.
E fu così che Mosè morì.

Parlando di lui continuarono a chiamarlo Mosè.
E sembrò loro di continuare a vederlo aggirarsi per le rovine della città massacrata con due pietre levigate tenute in mano.
Ora trasparente e luminoso.
Non seppero mai se in vita fosse stato un patriota ucraino o semplicemente un pazzo assennato.
Ma era la verità e lo amarono. 

“Servizio di leva militare obbligatorio in Italia”  Claudio Susmel

Centenario dello Stato d’Assedio non firmato
1922 – 2022
Memoria Patriae prima vis

Macron e il conflitto nell’Europa dell’Est

Meglio Napoleone III di Napolione I
In Europa pro bono Galliae

20 aprile 2022

La Savoia – territorio transalpino rispetto all’Italia – ottenuta da Napoleone III mediante la collaborazione con un’altra nazione europea è ancora amministrata politicamente dalla Francia, gli immensi territori occupati dall’avventuroso sanguinolento delirio del rinnegato italiano Napolione I con la sopraffazione di altre nazioni europee no.
Nessun europeo pretende la traslazione delle salme napoleonide da e per Les Invalides, ma una più concreta lettura della storia di Francia propedeutica a una più lungimirante politica europea sì.

Oblo’ scrisse a suo tempo che l’unico motivo valido per la Brexit, contro le ragioni della geografia, fosse la previsione di uno scenario di guerra che avrebbe consentito ai britannici unione d’armi e lingua con gli statunitensi: come volevasi dimostrare eccoli insieme senza eccessivi scrupoli nel conflitto russo ucraino che si svolge su parte dell’Europa peninsulare a loro amministrativamente estranea.
La Russia, con incauto ottimismo militare attacca una nazione presunta indifesa come l’Ucraina; che farebbe domani con una Unione Europea senza Forze Armate Federali?
Gli Stati Uniti non si scontrano direttamente con la Russia e precisano un giorno sì e l’altro pure che non lo farà neppure la NATO da loro abbondantemente pilotata; che farebbero domani rispetto a un’occupazione russa parziale di territori europei dell’Est?

Macron ama la sua Francia, nella quale si identifica.
E’ sembrato ultimamente riflettere sull’impotenza più che relativa delle sue forze rispetto ai conflitti economici militari politici d’Europa e del resto del Pianeta.
Come può continuare quindi ad amare di vero amore la sua Francia?
Proviamo a suggerire alcune strade?
Se il seggio permanente della Francia all’ONU venisse rappresentato dall’Unione Europea?, per i primi dieci anni a cominciare dal 2022 da un francese?
Se nelle unità dell’Esercito, della Marina, dell’Aviazione francesi ad armamento nucleare, il vicecomandante fosse per i primi dieci anni a cominciare dal 2022 un europeo di nazionalità non francese?
Se fossero inibiti agli ufficiali francesi non perfettamente bilingui, come a quelli di qualsiasi altra nazione dell’attuale Unione Europea, i comandi superiori nelle Forze Armate?
E ancora altre iniziative improntate a questo spirito: una Francia d’Europa per la Francia, per l’Europa.
Se Macron vuole che il galletto di Francia canti libero, e non serva da cappone all’ennesimo sbarco di anglofoni sul suolo di Francia – le giustificazioni non mancheranno mai – bisogna gli insegni a cantare in più lingue.
E a cantare per primo senza esitazioni ricordando che aspettare la reciprocità è la caratteristica inequivocabile dei mediocri.

E’ da un bel po’ di tempo che l’Europa aspetta il suo Cavour.

“Servizio di leva militare obbligatorio in Italia”  Claudio Susmel

Centenario dello Stato d’Assedio non firmato
1922 – 2022
Memoria Patriae prima vis