Guerra e Pace in Ucraina – 2

Minimo Comun Denominatore
Ne bellum ad atomos pertinens

7 marzo 2022

Quando il Presidente russo Putin dichiara di non voler attaccare i siti nucleari dell’Ucraina dichiara qual è il suo Minimo Comun Denominatore con gli altri Stati del pianeta Terra.
Lo fa perché quegli attacchi non sono essenziali alla sua guerra?, perché non opportuni al momento?, perché i suoi generali gli hanno riferito il pericolo corso con l’attacco al sito nucleare di Zaporizhzhia?
Comunque sia, si è impegnato pubblicamente col suo popolo nazionale e con gli altri popoli del pianeta Terra.
E’ questa la “fessura” in cui deve provare a incunearsi per circoscrivere il conflitto anche qualche slavo Metodio con carità mediatica meno evanescente di qualche slavo Cirillo, e qualche altro uomo comunque di buona volontà.

Quando il Presidente statunitense Biden dichiara di non rispondere all’allerta atomica di Putin di qualche giorno fa, dichiara qual è il suo Minimo Comun Denominatore con gli altri Stati del pianeta Terra.
Lo ha detto ai russi per fargli capire che non andranno a morire per l’Europa?, perché sono già allertati?, perché intendeva apparire come il gendarme buono dei due oceani?
Comunque sia, si è impegnato pubblicamente col suo popolo nazionale e con gli altri popoli del pianeta Terra.
E’ questa la “fessura” in cui devono provare a incunearsi cardinali cattolici, prelati comunque cristiani, rabbini, iman, e qualche altra organizzazione laica comunque di buona volontà.

Incuneatisi, forse riusciranno a convincere il Presidente russo Putin che è arrivato il momento di riconoscere, se non altro interiormente, il rischio già corso di genocidio planetario e accompagnarlo con discrezione verso l’abiura pubblica, o anche solo di fatto sul campo, della guerra nucleare, del rischio nucleare, delle minacce di guerra nucleare.

Perché il Minimo Comun Denominatore di tutte le Nazioni in guerra o a bordo Campo di Marte è salvare la Terra.

“Servizio di leva civile obbligatorio in Italia”  Claudio Susmel

Centenario dello Stato d’Assedio non firmato
1922 – 2022
Memoria Patriae prima vis

Guerra e Pace in ucraina

Zelens’kyj sarà vera gloria?
Mingunt super Europam

1 marzo 2022

Quando il Presidente Putin – non lo chiamerò più Zarputìn per cercare di coinvolgerlo nella civiltà dell’umorismo – ignora il Paragrafo 5 della Legge uccidendo chi gli attraversa la strada in Ucraina, sta mandando a morire uno Stato della Federazione Europea che abortisce una volta di più.
Quando il Presidente Biden dichiara di non rispondere all’allerta atomica di Putin, sta dicendo ai russi: noi non andiamo a morire per l’Europa.
Quindi?

Già nel secondo dopoguerra l’Austria ottenne la propria semilibertà restando neutrale, e ancora oggi non fa parte della NATO.
Il Presidente ucraino, eroe se si considerano le sue azioni personali, vorrà quindi al più presto mettere da parte le sue aspirazioni di appartenenza immediata alla Comunità Europea e alla NATO, legittime ma inopportune in questo momento storico politico; la Germania attese dal 1945 al 1989 la sua riunificazione tra ovest ed est.
Il Presidente ucraino può scegliere di continuare a fare l’eroe e magari morire e ottenere un bel monumento nelle piazze d’Ucraina e del resto d’Europa, che però verranno guardati con ammirazione da coppiette di cittadini europei prima di andare a cena e al dopo cena.
Il Presidente ucraino eserciti la virtù dei forti: la pazienza.
Altrimenti le soluzioni prevedibili sono due: la perdita dell’amministrazione politica dell’intero Donbass e della Crimea, o il confine al fiume Dniepr a separare un’Ucraina dell’Ovest da un’Ucraina dell’Est, il che considerando la statura morale e il quoziente di intelligenza politica dimostrato fino ad ora dai massimi esponenti politici russi e statunitensi equivarrebbe a mettere la paglia vicino al fuoco.
Zelens’kyj non persegua la gloria, dimentichi del tutto il palcoscenico, salvi il salvabile, lasci vincere la battaglia in corso a Putin.

Che ha già perso la pace, come la persero gli Stati Uniti sganciando l’atomica su Hiroshima e Nagasaki.
A fargli perdere anche la guerra, quella sua personale, ci penserà il suo fronte interno guidato dall’anima dell’accorto prudente generale Kutuzov e da quella della sorridente principessina amante della vita Natasa Rostova.

 “Servizio di leva civile obbligatorio in Italia”  Claudio Susmel

Centenario dello Stato d’Assedio non firmato
1922 – 2022
Memoria Patriae prima vis

“FIUME” ritrae Costantino Nigra

Un diplomatico molto molto italiano
Non solum epistulis sed etiam imagine
proximum certum fecit

23 febbraio 2022

Arriva puntuale la rivista semestrale “FIUME”, fondata nel 1923.
224 pagine su Fiume; sul resto dell’Istria geografica di cui Fiume fa parte situata com’è tra il Monte Maggiore, il Monte Nevoso, la Depressione delle Conche, e il Golfo di Fiume apice del più vasto Golfo del Quarnaro; su Zara.

Non manca il contributo del suo Segretario Generale, e redattore, Marino Micich, che instancabilmente si batte perché il dramma delle foibe e l’esodo dei giuliano dalmati non vengano dimenticati.
In questo numero, con il suo articolo “Foibe e uso pubblico della storia” denuncia in particolare, oltre la storiografia di parte – ma si può chiamare storiografia uno scrivere consapevolmente partigiano? – il becero tentativo di alcuni di voler cancellare il “Giorno del Ricordo” dalle ricorrenze ufficiali della Nazione Italia.
Ulteriori contributi su “FIUME” di Atzeri, Di Giuseppe, Mazzieri, Schurzel, Simonelli, Spinetti, Turco, Vinciguerra.

Massimo Spinetti nel suo articolo  “Costantino Nigra ambasciatore d’Italia a Vienna (1885 – 1904)” ci presenta con una affascinante scrittura un diplomatico abile con gli scritti, con le parole, e a quanto pare anche con la sua personale presenza fisica.
Esperto diplomatico alla Corte di Napoleone III servì l’Italia di Cavour anche spregiudicatamente, se si vuol dare integrale credito a quanto scritto in proposito, tramite le buone grazie presso l’Imperatore della Contessa di Castiglione.
Successivamente l’ambasciatore emerito Spinetti testimonia circa il consiglio dato da Nigra a Vittorio Emanuele II di negare a Napoleone III l’alleanza dell’Italia contro la Prussia nel 1866, così risultando buon profeta vista la vittoria della Prussia e la conseguente annessione del Veneto all’Italia.
Più di un rinnovo della Triplice Alleanza (1885) vide l’assistenza di Nigra; interessante leggere del suo coinvolgimento nel rinnovo del 1902 col tentativo di ottenere vantaggi commerciali per l’Italia, perché ci chiarisce come la dicotomia “guerre con i cannoni nell’Ottocento” e “guerre col commercio nel Novecento” risulti quantomeno impropria.
Spinetti mette bene in luce la durezza di Nigra nel respingere l’invito a fare tentativi diplomatici secondo lui destinati all’insuccesso; mostrandoci così una diplomazia che talvolta deve puntare i piedi, anche quelli individuali del diplomatico sul campo che è certo di vedere meglio lui da vicino di quanto possa vedere il suo referente  da lontano; ed ecco Nigra scrivere nel 1887 al Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Crispi che non amava dar colpi di spada nell’acqua e fare passi non solo inutili, ma dannosi, tali cioè da raffreddare senza profitto le relazioni tra i due Stati.
Difficile pensare che queste parole fossero dovute ad eccessiva cautela di chi come Nigra era stato “bersagliere studente volontario nelle battaglie a Peschiera del Garda, Santa Lucia e Rivoli, dove fu ferito a un braccio”.
L’articolo illustra anche i rapporti tra l’Austria – Ungheria e l’Italia con riferimento alla politica coloniale dell’Italia, alla Questione Romana, all’irredentismo italiano nei territori politicamente parte dell’Imperial Regio Governo; a questo proposito val la pena riportare buona parte di un passo cui Spinetti riserva spazio nel suo pur breve saggio (22 pagine):  […] l’Imperatore Francesco Giuseppe, dopo la perdita del Veneto […] ordinò di procedere alla “germanizzazione e slavizzazione” delle terre italiane ancora possedute dal suo impero, con una decisione espressa nel Consiglio della Corona del 12 novembre 1866. In tale sede “fu espresso il preciso ordine che si agisca in modo deciso contro l’influenza degli elementi italiani ancora presenti in alcune regioni della Corona, e occupando opportunamente i posti degli impiegati pubblici, giudiziari, dei maestri come pure con l’influenza della stampa, si operi nel Tirolo del Sud, in Dalmazia e sul Litorale per la germanizzazione e la slavizzazione di detti territori a seconda delle circostanze, con energia e senza riguardo alcuno.” Negli anni di Nigra alla Corte di Vienna (1885 – 1904), il nostro diplomatico avrebbe avuto del robusto lavoro da fare per volgere al meglio per l’Italia le tensioni in corso.
Spinetti scrive di incarichi dati a Nigra esorbitanti la sua specifica carica di Ambasciatore.
Val la pena di riportare che “a casa della principessa Metternich .- Sandor, in una festa organizzata in suo onore […] Nigra ricevette alla fine del suo incarico in Austria – Ungheria, da parte dell’elite aristocratica viennese, un acquerello raffigurante l’Ambasciata a Josephplatz, con la firma di tutte le dame che lo avevano voluto festeggiare.” L’Ambasciatore italiano era stato efficiente non v’è dubbio, ma anche molto … italiano?
Altre notizie si leggono sull’attività di Nigra e sulla sua produzione letteraria, così come del conferimento del Collare della S.S. Annunziata nel 1892 e della nomina a Senatore a vita nel 1899.
Il “ congedo illimitato” fu concesso al ragazzo di 74 anni Nigra nel 1904.

Già, a 74 anni e dopo aver più volte rischiato la vita in guerra e in pace per la sua Patria, e allora in questi tempi di Super bonus al 110%, di Reddito di Cittadinanza, e di corsa alla pensione anticipata, al bersagliere in congedo illimitato provvisorio che sta scrivendo piace salutare il suo commilitone mentre è attorniato dalle sue dame viennesi, che hanno evidentemente amato questo soldato della diplomazia italiana che trovò il tempo di omaggiarle con garbo mentre amava la sua Italia.
Il grande amore suo e di tutti gli italiani per bene dell’Ottocento.

“Servizio di leva civile obbligatorio in Italia”  Claudio Susmel

Centenario dello Stato d’Assedio non firmato
1922 – 2022
Memoria Patriae prima vis