Per parlare con gli immigrati usiamo solo la loro lingua madre e l’italiano

Bar Spread
Eiusdem esse linguae a morte eripit

Al Bar Spread, un signore con cappello e uno studente di Storia e Filosofia con bicicletta sfogliano alcuni quotidiani.

“Per parlare con gli immigrati dovremmo usare solo la loro lingua madre e l’italiano.”
“E il latino magari.”
“In seguito perché no?, lo parlavano e lo parlano anche in Africa.”
“Sì, va be’. Perché solo l’italiano?”
“Perché è la lingua della nazione che li accoglie, che dalla morte li toglie.”
“Già dall’arrivo?”
“La primissima accoglienza, sulle navi, può essere fatta parlando anche altre lingue, poi subito la scuola per stranieri, o per lo meno un vocabolario a testa.”
“Per quale scopo?”
”Perché ricordino che è la loro seconda lingua madre quella della nazione che gli ha conservato la vita, e siano per questo riconoscenti all’Italia, almeno con la memoria.”
“E diffondendola amplino l’influenza della cultura italiana nel mondo.”
“Perché, con quello che spendiamo per accoglierli, sarebbe un guadagno illecito, un peccato?”
“No, però …”

“Ci porta altri due caffè per favore?”
“Uno solo, per me un succo di pomodoro, grazie”.

Claudio Susmel

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