Una ipotesi di transazione confinaria con la Croazia
Parva in Patriam restituere sed non verba tamen
E’ utile riflettere su quali conseguenze avrebbe un conflitto, non necessariamente militare, per uno stato, la Croazia, che fatica ad arrivare a quattro milioni e mezzo di abitanti e che una ventina di anni fa ha evitato la sconfitta nella guerra contro la Serbia solo per l’intervento massiccio di uomini e mezzi degli Stati Uniti. Anche il più nazionalista dei suoi cittadini non può non convenire che è interesse della Croazia stessa evitare un intervento dell’Italia, portato avanti con tutti i mezzi economici, diplomatici, mediatici, e psicologici direi addirittura, che ha a disposizione una nazione di sessanta milioni di abitanti.
Non sembra proprio che oggi l’Italia sia così attenta ai suoi confini orientali e ancora meno a progettare interventi che li riguardino? In superficie forse, ma si ricordi per quanti anni l’irredentismo sembrò messo da parte in Italia mentre era in vigore l’alleanza della Triplice.
Una prima revisione confinaria potrebbe riguardare due zone del confine italo – croato:
A) – Rispetto al confine politico attuale verrebbe annessa all’Italia una zona di territorio ulteriore, comprendente il territorio dell’Istria occidentale racchiuso tra il Vallone di Pirano e Porto Quieto, tra il fiume Dragogna e il fiume Quieto; territorio che a est avrebbe per confine quello che era stato il confine tra la “Zona B” del Territorio Libero di Trieste e il territorio sottoposto ieri alla sovranità della Jugoslavia, oggi della Croazia (1).
Sembrerebbe opportuno ripartire da questa parte dell’Istria occidentale, che le linee di confine proposte da britannici e statunitensi nel dopoguerra lasciavano entro i confini italiani, da questa parte di territorio già facente parte del T. L. T., del quale, con la dichiarazione tripartita del 1948, statunitensi britannici e francesi avevano chiesto la restituzione – per intero non solo della sua Zona A comprendente Trieste – all’Italia.
Sul territorio occidentale istriano annesso all’Italia a seguito del confine revisionato ipotizzato, oggi politicamente croato, sarebbe garantito dalle leggi italiane e da quelle internazionali il bilinguismo perfetto italiano – croato. Le leggi croate, internazionalmente garantite anch’esse, tutelerebbero il bilinguismo perfetto croato – italiano su tutto il territorio dell’Istria orientale lasciato entro i confini della Croazia.
B) – Rispetto al confine politico attuale verrebbe annessa all’Italia una zona di territorio ulteriore, comprendente l’Arcipelago di Pelagosa, che emerge non lontano dalle coste pugliesi, col diritto di pesca nelle sue acque territoriali garantito ad entrambe le nazioni (2).
La Croazia restituirebbe così all’Italia una non grande parte dei territori ereditati dalla Jugoslavia, cui erano stati assegnati dal TP47, ma almeno non si tratterebbe delle solite chiacchiere di cui si cibano folle di rinunciatari nostrani per mascherare la loro accidia, la mancanza di progetti rivolti al conseguimento dell’unità nazionale.
Quando non si tratti di vera e totale ignoranza del problema confinario nazionale, di questi tempi così strettamente correlato all’affollamento demografico, che un’immigrazione selvaggia e incontrollata sta rendendo sempre più insostenibile.
(1) – riesce utile consultare: I.G.M. carta Venezia 1:500.000, T.C.I. carta d’Italia 1: 500.000, foglio 4.
Claudio Susmel, op. cit., lo schizzo in pag. 90.
(2) – riesce utile consultare: I.G.M. carta Roma 1:1.000.000.
Claudio Susmel, op. cit., lo schizzo in pag. 81.
Claudio Susmel
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