Wanted, ma non per Jesse James

Un messaggio per gli apprendisti scafisti
Ad gubernatorem scaphae inveniendum ne caedem faciat

I migranti sembra preferiscano la rotta che passa per le isole greche prospicienti le coste della Turchia, a quella che passa per le navi inviate in loro soccorso in prossimità delle coste libiche.
Questa scelta dipenderebbe dall’azione repressiva delle Forze dell’Ordine italiane nei confronti degli scafisti, che avrebbe scoraggiato gli stessi dall’approdare direttamente in un tribunale italiano per ricevere condanne pesanti: ergastolo o decenni di reclusione.
In attesa di avere conferme circa le pene erogate dall’ultimo grado di giurisdizione italiana ci chiediamo: tutto ciò è risaputo dai tanti potenziali scafisti?

Perché non impiegare una parte dei fondi stanziati per l’emergenza immigrazione, nelle nazioni da cui  partono gli organizzatori e le guide di convogli di immigrati clandestini, in una campagna pubblicitaria della Repubblica Italiana che propagandi le pene previste per i reati connessi al ruolo di “scafista” (le virgolette sono d’obbligo visto che il termine viene usato anche per indicare timonieri di gommoni e carovanieri vari).
Campagna portata avanti con giornali, televisioni, web e manifesti che indichino il numero degli scafisti arrestati, le loro facce e gli anni di pena che stanno scontando; di sicuro – vero? – non salterà fuori nessuno che accampi diritti alla privacy per questi individui.
E ancora: esistono le taglie per la loro cattura?, quali sono?, sono conosciute? E se si conosce l’identità di qualche latitante, esiste o si sta preparando l’annuncio, il manifesto che rechi in cima la parola a caratteri cubitali RICERCATO.
Se il fondo per la propaganda di dissuasione e per la pubblicizzazione delle taglie risultasse sostenuto dalla Comunità Europea, si potrebbe stamparlo anche in altre lingue.

Vedremmo finalmente un “film” che ci mostra il tutore dell’ordine affiggere un WANTED utile a catturare uno stragista di migranti pericoloso oggi per il mare dei tre Continenti, e non il bandito di turno dello stucchevole passito filmetto statunitense dell’altro secolo.

Claudio Susmel 

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